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Esperienza di Davide - 1990

Ultimo Aggiornamento: 18/12/2012 14:55
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18/12/2012 14:55
 
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Il mio nome è David, vivo alle Hawai, ho 32 anni e sono sopravvissuto ad una NDE. Non ne ho mai parlato con nessuno fino a questo momento; anche se questo ha avuto un impatto molto significativo sulla mia vita ed ora io so che quello che mi sembrava un aspetto demenziale era dovuto semplicemente ad una forma di diniego e di dubbio. (L’autore vuole dire che non ve aveva mai parlato con nessuno per paura di essere preso per matto, ma che dopo aver letto le esperienze di altri sopravvissuti, ha compreso che quello era semplicemente un suo timore infondato).

Era il 1990, ed io vivevo allora nella California del Nord. Ero appena tornato da una vacanza sciistica alla Squaw Valley. Fu quella la prima volta in vita mia che avevo visto la neve. Ero tornato con un po’ di tosse che a prima vista sembrava una cosa da niente, e così ripresi tranquillamente il mio lavoro di cameriere all’Hôtel Berkeley Host Marriott. Credo che in quel momento le condizioni climatiche della baia fossero piuttosto estreme, considerato che eravamo verso la fine dell’anno. Troppo freddo per dei ragazzi abituati a vivere nelle isole dell’oceano.
All’epoca ero un ragazzo pieno di rabbia e di collera. In collera contro Dio, perché ero gay. E così, mi portai dietro questa collera nel mio viaggio dall’altra parte … Sapendo questo, ora, non dovrei mai più essere preso da una simile collera. ..

Era di sera tardi quando feci ritorno alla casa di zia Maile, à El Cerrito, nel distretto di Richmond. A casa non c’era nessuno. Quella sera lo zio Reuben, Chow e zia Maile erano andati ad una festa di famiglia, credo, e mia sorella lavorava fino a tardi all’amministrazione dell’hotel Oakland Sheraton.
La mia tosse era peggiorata considerevolmente ed avevo molta difficoltà a respirare normalmente. Fu in quel momento che mi ricordai vagamente di qualcuno che parlava della sua polmonite mentre pranzavo all’hotel Squaw Valley. Mi ero imbottito di abiti caldi per evitare di raffreddarmi ancora di più. Fuori il vento soffiava forte e sentivo tutto il tempo la voce di mio padre che mi diceva: “figliolo, che succede? Non lo sai che la malattia non esiste nella nostra famiglia?”
La sua voce risuonava nella mia testa e m’aiutava a sentirmi più forte. Allora, mi sono levato dicendo: “Sì, papà, lo so!” . Poi ho messo i guanti, il cappello, gli stivali e me ne sono andato a passeggiare per cercare di mandare via il raffreddore. Mi son sentito mancare mentre camminavo, a meno di un quarto della strada che mi separava dalla casa più vicina. Allora mi sono voltato per tornare indietro per evitare che i vicini mi vedessero mentre svenivo. Stavo per morire, lo sapevo. Anche se davanti alla morte un certo rifiuto è del tutto naturale perché si tratta di un’esperienza che sembra surreale.

Ora ero di nuovo sul sofà, e non potevo fare il minimo movimento senza sentir dolore. Poi finalmente sono salito in camera mia per distendermi. Era la sola camera libera della casa, ed era molto piccola. Era come un grande ripostiglio, ma decorata con gusto e piena di cose che mi piacevano. La sua estetica mi era di gran conforto. Avevo finito per scivolare nel sonno nel bel mezzo della notte quando mi risvegliai per un dolore lancinante al petto. Gli occhi spalancati, guardavo il soffitto con terrore. La bocca era tutta aperta, ma incapace di fare entrare l’aria. Stavo soffocando ed in preda a convulsioni nel mio letto; non ci sono parole per descrivere il dolore che sentivo. La vista venne meno, ed udivo solo dei suoni. Di contro, il dolore al petto andava scomparendo a poco a poco, come sotto l’effetto di una droga euforizzante prodotta dal mio stesso cervello. Allora, non sentivo più alcun dolore fisico benché potessi sentire il mio corpo dare gli ultimi sussulti contro il muro di fianco al letto. Poi: più niente!

« Ma io ci sono ancora, mi sono detto, forse mi sono alzato per vedere esattamente cosa mi sta succedendo. » Mi sono diretto verso la porta della camera e mi sono fermato. Mi sono voltato, ma non fui in grado di vedere il corpo che giaceva sul mio letto. La stanza era sempre la stessa, ma differente. Sembrava che tutte le cose che mi appartenevano emanassero una luminosità strana, ma splendente. Emanavano un’aura di luce blu-verde. Le impronte dei miei passi mentre camminavo, le impronte delle mie mani quando toccavo qualcosa, scintillavano. Ero talmente affascinato e preoccupato da tutto ciò, che avevo per il momento dimenticato quello che era appena successo. Non sapevo se dovevo aspettare lì, nella mia stanza, o fare un passo verso l’avventura.

Mi sono dapprima diretto verso la porta della stanza per aprirla. Il mio braccio ci è passato attraverso fino al gomito ed allora ho sentito la presenza di gente colma di pena, come se nient’altro contasse. Era terribile; allora ho ritirato il braccio. Ho guardato dalla finestra per rendermi conto che i rami dell’albero non smettevano di sbattere contro il vetro della finestra a causa della tempesta che imperversava fuori. Ho guardato il mio corpo, ma sembrava rappresentare solo un’opzione appropriata. La sola lampadina che avevo lasciata accesa al di sopra della mia testa cominciò a brillare sempre più. Ecco una porta d’entrata, mi sono detto, ed ho deciso di andare verso la luce. E ci sono andato di corsa. Ho visto allora tutti gli avvenimenti della mia vita svolgersi davanti a me, dalla nascita fino a quel momento.

Mi sono trovato poi in un posto molto tumultuoso. Avevo forse dovuto raggiungere quella destinazione perché ero molto in collera in un momento in cui il mio cuore non era molto in pace.
Ricordo di aver notato che in quel posto il mio pensiero “verbale” partiva in eco diritto verso l’orizzonte e tornava poi sempre indietro verso di me. Trovavo questo fenomeno fastidioso e l’ambiente per nulla confortevole. Tempeste mai viste sulla terra mi portavano in cielo e mi gettarono per terra su un nuovo pianeta. C’erano dei venti vulcanici di diverse ampiezze che soffiavano vapore e calore continuamente. Fantasmi uscivano a volte da quel vapore ed andavano in giro come in cerca di qualcosa d’introvabile.
Uno di questi fantasmi uscì fuori da una emanazione di vapore proprio vicino a me, era una donna. Mi fece paura. Era vestita con un abito all’antica e tutto stracciato in certi punti, e dava pure l’impressione di essere molto sporco. Lei non aveva piedi, sembrava quindi scivolare nell’aria. Si avvicinò a me molto lentamente. Quando mi fu vicina, decisi di rivolgerle la parola.
Le ho chiesto si poteva indicarmi il nome di quel posto, ma lei non mi rispose, cercando di assalirmi come se avesse voluto impossessarsi di me o ferirmi.

In quel posto tutti i pensieri vengono percepiti, allor è inutile di cercare di nascondere un’intenzione. Bisogna quindi esprimere tutto. Le ho dunque domandato brutalmente : « ma voi chi siete ? » Allora lei ha scostato un lembo del velo che le copriva la faccia. Non ho visto che delle ossa, un cranio. La mascella tutta aperta, come se fosse slogata, poi si è alzata, completamente svestita dei suoi abiti, è discesa verso di me per mordere il mio corpo spirituale alla spalla sinistra. Il dolore era così grande che era peggio della morte. E, poiché stava per dare un nuovo morso al mio corpo spirituale, io mi sono messo in ginocchio per invocare Dio.
Questo spirito-femminile si mise le mani in testa e disparve attraverso un buco nel suolo. Io notai che tutti gli altri spiriti che erano lì attorno facevano la stessa cosa. Ma io continuavo a supplicare Dio e a chiedergli di perdonarmi se ero stato così arrabbiato con Lui quando ero sulla terra e se poteva acconsentire a mandarmi di nuovo a casa, sulla terra, lontano da quel luogo strano.
Fu in quel momento che ho realizzato che la voce non mi tornava più indietro come un’ eco. Al contrario, io urlavo il Suo Nome (di Dio) verso l’orizzonte ed il suo nome esplodeva in luce e suono. Gli altri spiriti attorno a me sembravano avere paura, come se Dio non poteva essere loro di alcun conforto. Io trovavo ciò molto triste ma era anche una gioia sapere che Dio aveva accettato il mio pentimento poiché quella luce all’orizzonte si allargava nella mia direzione.
La sua luce era di una bellezza indescrivibile, la sua luce era paragonabile a quella del sole che sorge. E, come il sole, « Lui » sorgeva nel cielo da dietro le montagne. L’amore penetrò il mio essere tutto intero ridando nuova vita a tutto il mio essere. Il pianeta così cambiava sotto l’effetto della sua Luce. Vidi le cime delle montagne spalancarsi risplendere come immense cascate d’acqua. L’amore penetrò tutto il mio essere e la mia anima si sentì rivitalizzata. Il pianeta pure cambiava sotto l’effetto della Sua luce. Le fosche nubi sopra di me passarono veloci dietro di me a un ritmo impressionante. Dio era venuto – la Sua Luce era calda e accogliente.
Provavo una sensazione molto profonda di calma e di pace. Appena la sua Luce toccava il suolo, si poteva vedere l’erba spuntarvi. Alberi giganteschi spuntavano della superficie del suolo e svettavano alti davanti a me. Ogni sorta di uccelli volavano nel cielo. Tutte le creature di Dio uscivano dalla foresta come per accogliermi. Non vi era un ritorno a casa più sontuoso di quello. Lacrime di gioia e sorrisi, ecco come posso descrivere questa esperienza, la Sua Luce divenne allora estremamente intensa. Io ero completamente impregnato di Luce Bianca. Dio mi abbracciò con amore per un momento. La sua Luce si fece talmente intensa che io potevo a stento vedere.
A quel punto, in quel preciso istante, sentii che era tempo di ritornare sulla terra. Guardando Dio, gli dissi: “ Ti prego, Signore, posso restare?” “Uhm, rispose, il tuo tempo sulla terra non è ancora terminato, va’ ora e sii un bravo ragazzo, perché hai ancora molto da apprendere!” Io ho ringraziato Dio all’infinito durante tutto il tragitto del mio ritorno sulla terra. E allora: bang! Mi ritrovai di nuovo nel corpo. Uh, mamma mia! Non so se è questa è l’espressione giusta, ma è così che ci si sente quando si rientra nel corpo, e allora penso che “ uh, mamma mia!” sia l’espressione che rende meglio l’idea.

Sì, ero proprio ritornato in questo veicolo vivente e ne stavo verificando tutti i sistemi. Nessun problema rilevato. I polmoni erano completamente a posto!!! Impressione di choc, di disorientamento e di confusione. Ecco le parole che mi venivano in mente dopo essere ritornato nel corpo umano. In seguito, una specie di negazione. Ecco un esempio di verifica effettuata secondo la logica umana. Domanda: “avevo forse fumato troppa “canna” e fatto un viaggio bizzarro?”
La risposta veniva data dalle prove che erano lì, attorno a me. Allora, riordiniamo le idee: ero uscito a fare quattro passi. Il cappotto invernale e i guanti erano lì buttati per terra come disseminati su un campo di battaglia. Il telefono era ancora programmato sul numero 911 e la telefonista ancora lì che mi chiamava. Ma dovevo pur verificare.

Tornato nella mia stanza, appoggiai il dorso al muro, mi lasciai scivolare e, disteso per terra, ho aspettato il sole.
Fu quello il più bel mattino che mi sia stato di vedere. Il cielo era di un rosa radioso, e il sole abbracciava l’orizzonte. Ci sono dei giorni in cui la vita diventa troppo estenuante, ed è allora che so che è tempo di fermarmi e di guardare il sorgere del sole. Spesso posso ancora vedere “Lui” sorridente nel sole e risplendere sul mio viso.
E’ in sé un grande conforto, perché so che c’è un posto, una propria “casa”, dove andare quando il travaglio e le lezioni della vita saranno terminate.
Tratto da
www.nderf.org

“Quando si vuol cercare la verità su una questione
bisogna cominciare col il dubbio.
(S. Tommaso d’Aquino)”

www.esserecattolici.it
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