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N:D:E incompatibilità con la Scienza

Ultimo Aggiornamento: 18/12/2012 15:27
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Incompatibilità tra scienza e NDE.
Tratterò l’argomento del NDE, tale acronimo sta per” Near Death Experiences”, ossia “ esperienze di Premorte.

Tali studi ebbero inizio agli inizi degli anni 70, partendo dalla dottoressa Kubler Ross, seguito dal dottore Raymond Moody ed altri ancora, tali studi cominciarono ad evidenziare un duplice aspetto nell’uomo, e tali aspetti si evidenziarono al momento della morte.

Ma prima di continuare, si deve necessariamente esaminare una questione di non poca importanza, e cioè, se la “Mente” fosse separata dal “Cervello”, ho se il cervello producesse la mente, a ciò sentiamo quello che ci dice un dottore in merito.
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Contraddizioni scientifiche del materialismo:
proprietà olistiche ed emergenti, complessità, ecc.
a cura di: Marco Biagini
Dottore di Ricerca in Fisica dello Stato Solido.

I materialisti negano l'esistenza della psiche come entità trascendente rispetto alla realtà fisica ed affermano che sensazioni, emozioni e pensieri sono generati dai processi cerebrali, ossia dalla materia. Nel mio precedente articolo ho spiegato come tali posizioni siano smentite dalla scienza moderna, ma ora cercherò di analizzare più in dettaglio le contraddizioni logiche e scientifiche degli argomenti più frequentemente utilizzati dai materialisti.

Nel materialismo, la vita psichica viene considerata una proprietà complessa, emergente o macroscopica della materia, ma questa definizione è inconsistente dal punto di vista logico; infatti, la scienza ha dimostrato che tutte le cosiddette proprietà macroscopiche sono in realtà solo concetti utilizzati per descrivere in modo approssimativo i processi fisici reali, che consistono unicamente in successioni di processi microscopici elementari. Un esempio di proprietà macroscopica, spesso citato dai materialisti, è la ruvidità; il materialista afferma che le particelle elementari non hanno ruvidità, e quindi la ruvidità è una proprietà nuova che emerge solo a livello macroscopico. Questo è invece completamente sbagliato; infatti, la ruvidità è solo un concetto utilizzato per descrivere un certo tipo di distribuzione geometrica delle molecole su una superficie. Le leggi della fisica stabiliscono un'infinità di possibili distribuzioni geometriche delle particelle, e noi possiamo classificare tali possibili distribuzioni geometriche con nomi diversi, elaborando i concetti di superfici ruvide o lisce, ecc. Si tratta però solo di concetti e classificazioni arbitrarie e soggettive, utilizzate per descrivere come un oggetto esterno appare alla nostra mente cosciente, e non come esso è.

Anche il concetto di oggetto macroscopico rigido e compatto è solo un'illusione ottica e non un'entità fisica. L'immagine dell'oggetto che noi percepiamo è infatti solo una rappresentazione approssimata dell'oggetto fisico realmente esistente. Nessun oggetto esiste in natura così come noi lo immaginiamo e lo vediamo; gli oggetti solidi ci appaiono infatti come se fossero riempiti uniformemente di materia immobile, mentre in realtà essi sono solo insiemi di particelle che si muovono ad alta velocità: la materia è concentrata in una piccolissima porzione dello spazio occupato dall'oggetto, prevalentemente nei nuclei atomici, e non è distribuita uniformemente così come noi la vediamo.

Le leggi della fisica stabiliscono che le proprietà possibili per ogni particella o molecola sono le stesse, ossia la proprietà di scambiare energia con altre particelle o fotoni, e la proprietà del movimento; queste sono le proprietà di ogni particella quantistica, e nessun aggregato di particelle quantistiche può possedere nuove proprietà. Non esiste quindi alcuna reale proprietà emergente a livello macroscopico. Le proprietà macroscopiche citate dai materialisti non sono proprietà oggettive della realtà fisica, ma sono solo astrazioni o concetti usati per descrivere le nostre esperienze sensoriali. In altre parole, esse sono idee concepite per descrivere o classificare, secondo criteri arbitrari, una determinata successione di processi microscopici, e tali idee esistono solo in una mente cosciente e pensante. Quindi la proprietà complessa o macroscopica, essendo solo una astrazione, presuppone l'esistenza della vita psichica. Risulta chiaro che la vita psichica non può essere considerata una proprietà macroscopica o complessa della realtà fisica perché la proprietà macroscopica stessa presuppone l'esistenza della vita psichica. Si tratta quindi di una palese contraddizione logica. Nessuna entità la cui esistenza presuppone l'esistenza della vita psichica può essere considerata la causa dell'esistenza della vita psichica.

Un altro argomento usato dai materialisti è quello secondo cui la vita psichica sarebbe generata dal fatto che nel cervello vengano scambiate molte informazioni. Anche in questo caso si tratta di una palese contraddizione logica, perché il concetto stesso di informazione presuppone l'esistenza della vita cosciente, e non può essere quindi usato per spiegarne l'esistenza. I materialisti spesso obiettano che anche nel computer sono immagazzinate delle informazioni, ma si tratta di un linguaggio improprio. Infatti, nel computer sono immagazzinati in realtà solo degli impulsi elettrici. E' la mente umana che ha stabilito un linguaggio convenzionale per codificare delle informazioni in una successione di impulsi elettrici. Per capire meglio che cosa intendo dire, si pensi all'alfabeto Morse: una successione di linee e punti non è un'informazione; lo diventa solo se una mente cosciente ha stabilito una convenzione per associare a quella determinata successione di linee e di punti un determinato significato. Dunque ogni informazione è sempre il prodotto della vita psichica cosciente, e questo dimostra che il concetto di informazione non può essere usato per spiegare l'esistenza della coscienza.

Vorrei aggiungere un commento su un tipico argomento usato a sostegno del materialismo, che è quello secondo il quale la vita psichica esiste nel cervello a causa della sua complessità. L'invalidità di questo argomento si dimostra facilmente con le seguenti considerazioni. Innanzitutto il concetto di complessità si riferisce ad un problema; ma il problema esiste solo come domanda che si pone una persona cosciente ed intelligente. E' quindi l'uomo, che essendo cosciente ed intelligente, si pone un dato problema e decide se considerarlo semplice o complesso. Dunque, la vita psichica è un presupposto, ossia una condizione prelminare necessaria per l'esistenza di un qualsivoglia problema e anche della complessità; in assenza di vita psichica, non esisterebbe alcun problema nè alcuna complessità, il chè prova che la complessità non può generare la vita psichica. Inoltre, il concetto di complessità è un concetto arbitrario e soggettivo; un determinato problema può essere ritenuto complesso da una persona e semplice da un'altra persona. Poichè la soggettività presuppone l'esistenza della vita psichica, nessun concetto soggettivo (come quello di complessità) può essere usato per tentare di spiegare l'esistenza della vita psichica. Anche questo è sufficente a dimostrare l'invalidità sul piano della logica dell'argomento della complessità. In matematica si usano alcune definizioni di complessità, ma come ogni altra definizione matematica, si tratta di definizioni arbitrarie, che non hanno alcun valore scientifico. In matematica è infatti possibile inventarsi infinite definizioni, equazioni, insiemi, proprietà, e dare ad esse i nomi più pittoreschi, ma si tratta solo di concetti astratti, la cui esistenza presuppone l'esistenza della vita psichica, cosciente ed intelligente. Le equazioni della fisica sono le sole equazioni matematiche che hanno un valore scientifico, perché sono le sole confermate sperimentalmente. Una delle definizioni più comuni della complessità è la seguente: "un sistema complesso è un insieme in cui gli elementi subiscono continue modifiche singolarmente prevedibili, ma di cui non è possibile, o è molto difficile, prevedere uno stato futuro". Dalla definizione data si comprende molto chiaramente come la complessità abbia una natura intrinsecamente concettuale e non possa esistere indipendentemente da un mente intelligente. Infatti essa è definita in relazione alla capacità di prevedere l'evoluzione di un sistema. E' ovvio che solo una mente intelligente può tentare di prevedere l'evoluzione di un sistema. Dunque l'esistenza della vita psichica è una condizione preliminare necessaria per l'esistenza della complessità. Ne segue che la complessità non può generare la vita psichica. Si può poi osservare che alcuni tipici esempi di sistemi complessi secondo la suddetta definizione sono gli ecosistemi, i fenomeni metereologici, la crosta terrestre in realazione alla possibilità di prevedere terremoti. Se per assurdo si ipotizzasse che la complessità sia la causa dell'esistenza della vita psichica allora anche la crosta terrestre o un qualunque ecosistema dovrebbero essere dotati di vita psichica. Il concetto di complessità non esiste nelle leggi della fisica, nelle quali sono presenti solo concetti come carica, massa, velocità, ecc. Le leggi della fisica sono il fondamento di tutta la scienza moderna ed ogni processo naturale è determinato unicamente dalle leggi della fisica; nelle leggi della fisica non esiste alcuna legge della complessità, tantomeno alcuna legge che stabilisca che la complessità generi vita psichica! Il concetto di complessità non è necessario per spiegare nessun fenomeno naturale, né chimico, né elettromagnetico, né biologico, essendo tutti questi fenomeni spiegabili utilizzando le sole leggi della fisica.

Analizziamo alcune tipici esempi di proprietà citate dagli antiriduzionisti nel tentativo di dimostrare che le proprietà del tutto non sono riducibili alle proprietà delle parti che lo compongono. Il primo è quello del conduttore elettrico, dove gli elettroni sono liberi di muoversi in tutto il cristallo: in termini quantistici si dice che la loro funzione d'onda è delocalizzata a tutto il cristallo. L'antiriduzionista afferma che questa delocalizzazione rappresenta una nuova proprietà non riducibile a quella dei componenti. Ma si tratta di una palese falsità. Infatti, anche la funzione d'onda di un singolo elettrone libero può essere delocalizzata, e quindi la delocalizzazione non è in nessun modo legata alla complessità del sistema.

L'antiriduzionista afferma poi che i moti turbolenti dei fluidi non sono riducibili alle proprietà dei componenti, ma è una evidente falsità. Infatti il moto dei fluidi non è altro che il moto delle particelle che lo compongono e nulla più. Poiché il calcolo del moto di tutte le particelle sarebbe troppo laborioso, si utilizzano spesso dei modelli semplificati per descrivere a livello macrosopico il fluido; le proprietà di tali modelli non sono però proprietà reali esistenti in natura, ma soltanto descrizioni approssimative dei fenomeni reali, che consistono unicamente nel moto delle singole particelle.

Un'altro argomento usato dagli antiriduzionisti è quello dell'esistenza di bande di valori proibiti di energia per gli elettroni nei cristalli; anche in questo caso non si tratta di una proprietà in alcun modo legata alla complessità, dato che anche in un sistema semplicissimo come l'atomo di idrogeno, che è costituito da due sole particelle (un protone ed un elettrone) esistono bande di energia proibite. In realtà l'esistenza di valori permessi e di valori non permessi di energia è una caratteristica di tutti i sistemi quantistici. L'antiriduzionista afferma generalmente che la bicicletta non è solo l'insieme dei suoi componenti, ma è ovvio che egli sta negando semplicemente l'evidenza; la bicicletta è infatti solo l'insieme dei suoi componenti, assemblati ossia posizionati in una determinata configurazione geometrica. Ovviamente la vita psichica non è una figura geometrica, e non può essere spiegata come il posizionamento di pezzi meccanici in una determinata configurazione geometrica.

In generale, si può osservare che la definizione di qualunque insieme è arbitraria, come è arbitrario stabilire quali elementi debbano fare parte dell'insieme e quali no. Le proprietà olistiche o collettive, ossia le proprietà dell'insieme, sono dunque necessariamente soggettive ed arbitrarie, poichè dipendono dalla nostra definizione dell'insieme. Poichè la vita psichica è una condizione preliminare necessaria per l'esistenza dell'arbitrarietà (e conseguentemente di ogni proprietà arbitraria) è ovvio che la vita psichica non può essere considerata una proprietà olistica o collettiva.

L'incapacità di fornire alcun valido esempio di oggettive proprietà, osservabili in natura, che non siano riducibili alle proprietà delle particelle, né spiegabili dalle leggi della fisica, è una chiara conferma dell'inconsistenza e della mancanza di fondamenti scientifici delle filosofie antiriduzioniste. D'altra parte i riduzionisti sanno invece sempre spiegare scientificamente tutte le proprietà dei sistemi molecolari, riconducendole alle leggi dell'elettrodinamica quantistica; tanto nei sistemi microscopi, come in quelli macroscopici, non esiste infatti nessuna proprietà che non sia riducibile, almeno concettualmente, o ad ordinarie proprietà geometriche (essendo la materia distribuita nello spazio) o alle proprietà delle particelle elementari e alle leggi della fisica; in molti casi, grazie all'uso dei computers di cui oggi disponiamo, è già possibile anche calcolare con precisione le proprietà macroscopiche partendo direttamente dalle leggi della meccanica quantistica (calcoli da principi primi). Come ho spiegato, il solo fenomeno osservabile che non è riducibile alle leggi della fisica è la vita psichica.

L'uomo può stabilire dei criteri (arbitrari) per classificare i processi naturali, ma tali criteri esistono solo nella mente umana, e non nella realtà fisica, che è determinata unicamente dalle leggi della fisica. Tutti i processi che avvengono nel nostro cervello sono unicamente determinati dalle leggi della fisica e quindi non è possibile utilizzare concetti estranei a tali leggi (come il concetto di complessità, funzionalità o informazione) per tentare di spiegare la vita psichica come prodotto dei processi cerebrali. Tali concetti presuppongono l'esistenza di una mente cosciente (e quindi trascendente rispetto alle leggi della fisica ) e non possono quindi essere usati per negare l'esistenza di una realtà trascendente rispetto alle leggi della fisica. Faccio un esempio: Se si mettono dei mattoni uno sopra l'altro quello che si ottiene sarà sempre solo un mucchio di mattoni, indipendentemente dal fatto che lo si definisca casa, torre o ponte. I concetti di casa, ponte o torre esistono infatti solo nella mente umana; ciò che esiste nella realtà fisica sono solo le particelle quantistiche, come gli elettroni. Queste particelle possono occupare diverse posizioni nello spazio, per cui possiamo ottenere insiemi di particelle con diverse forme geometriche. Poichè l'interazione elettromagnetica può essere attrattiva, le particelle possono attrarsi e restare le une vicino alla altre, formando così degli oggetti solidi macroscopici. Noi possiamo scegliere di chiamare un insieme di particelle con una data forma "sedia", con un'altra forma "tavolo" ecc. Ma questi nomi e questi concetti sono solo idee astratte che non esistono nella realtà fisica; tali nomi e tali concetti presuppongono l'esistenza della vita psichica, ossia l'esistenza di una persona cosciente ed intelligente che analizza la realtà esterna e la classifica elaborando criteri arbitrari.

Il fatto che per tentare di spiegare la vita psichica si debba ricorrere a tali concetti (complessità, informazione, ecc.), estranei alle leggi della fisica, è una ulteriore dimostrazione del carattere trascendente della vita psichica rispetto alla realtà fisica. Nessun concetto estraneo alle leggi della fisica è infatti necessario per spiegare i processi chimici, biologici, neurologici o cerebrali; tali processi sono spiegati dalle sole leggi della fisica. Si può affermare che le leggi della fisica sono la causa di tutti i processi fisici, chimici e biologici. Se la spiegazione della vita psichica richiede l'introduzione di principi estranei alla fisica, questo significa che tale fenomeno trascende le leggi della fisica, ossia che tale fenomeno non è fisico, a meno che non si cambino le equazioni della fisica. Come ho spiegato, però, cambiare le leggi della fisica significa cambiare tutte le soluzioni di tali equazioni, perdendo quindi tutti quei miliardi di soluzioni corrette che le leggi della fisica ci hanno dato. Poiché le leggi della fisica sono il fondamento di tutte le scienze naturali, cambiare le leggi della fisica significherebbe fare crollare tutta la scienza moderna e ripartire da zero. Ipotizzare un cambiamento delle leggi della fisica significa uscire dall'ambito scientifico ed entrare in quello della filosofia puramente speculativa.

Il processo logico del materialismo è lo stesso che conduce all'idolatria; infatti l'idolatra crede che l'oggetto (idolo) in certe circostanze abbia una vita psichica, a prescindere dal fatto che esso sia fatto con materiale ordinario. Allo stesso modo il materialista crede che l'oggetto (il cervello) abbia una vita psichica, a prescindere dal fatto che sia fatto con materiale ordinario (elettroni, campi elettromagnetici, ecc.) .

Un'ultima tipica contraddizione del materialismo è
quella di affermare che gli impulsi elettrici nel cervello generino sensazioni, emozioni, ecc. Tale affermazione è incompatibile con le leggi della fisica che stabiliscono che gli impulsi elettrici nel cervello sono equivalenti agli impulsi elettrici fuori dal cervello (un impulso elettrico è costituito unicamente da elettroni in movimento) e che tutti gli impulsi elettrici generano solo campi elettromagnetici. Per affermare che gli impulsi elettrici generano qualcos'altro oltre ai campi elettromagnetici, bisognerebbe cambiare le leggi della fisica. Di fatto i materialisti prendono in prestito alcune parole chiave dal linguaggio scientifico, come "impulso elettrico", "energia", ecc. e poi attribuiscono a tali entità proprietà che sono incompatibili con le leggi della fisica. Si tratta di un vero e proprio abuso del linguaggio scientifico.
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Segue

Franco

“Quando si vuol cercare la verità su una questione
bisogna cominciare col il dubbio.
(S. Tommaso d’Aquino)”

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Centro di Divulgazione Scientifica sulla Coscienza
Mente e cervello: Una discussione scientifica
che conduce all'esistenza dell'anima
a cura di: Marco Biagini
Dottore di Ricerca in Fisica dello Stato Solido.

Introduzione - Che cosa è il cervello? - La vita biologica non implica la vita psichica - L'attività cerebrale e la vita psichica - Le leggi della fisica e le altre scienze naturali - Le leggi della fisica e la storia - I calcoli da principi primi - Conclusioni - Un commento alla teoria dell'evoluzione
Introduzione

Certamente il problema della coscienza è stato ampiamente dibattuto sul piano filosofico. Poichè lo scopo di questo articolo è di affrontare il tema della coscienza da un punto di vista scientifico, non mi soffermerò sulle diverse definizioni e concezioni che i filosofi hanno espresso a questo proposito. Mi limito a definire la coscienza o vita psichica come la nostra capacità di essere coscienti e/o senzienti, di avere percezione di noi stessi, di provare sensazioni, emozioni, sentimenti, pensieri, ecc. Non uso la parola intelligenza, perché oggi essa è spesso associata al concetto di intelligenza artificiale, che non implica nessuna forma di vita psichica e di stato cosciente o senziente. La scienza, al contrario della filosofia, si fonda sempre sull'osservazione di fenomeni; la possibilità di una verifica sperimentale è ciò che in ultima istanza distingue una teoria scientifica da una concezione filosofica. La vita psichica dell'uomo è un fenomeno direttamente osservabile di cui abbiamo quindi piena evidenza sperimentale (anzi, esso rappresenta il fondamento di ogni altra osservazione sperimentale, poichè se non fossimo coscienti non potremmo osservare nessun fenomeno); il fenomeno "coscienza" merita quindi di essere analizzato sul piano scientifico.

Che cosa è il cervello ?

Oggi sappiamo che il nostro cervello è solo un insieme di particelle come elettroni e protoni, che interagiscono attraverso il campo elettromagnetico. Ogni processo biologico è dovuto soltanto a reazioni chimiche che a loro volta sono dovute all'interazione elettromagnetica tra gli elettroni ed i protoni degli atomi che costituiscono il nostro organismo. Ogni neurone ed ogni cellula non sono altro che insiemi di elettroni, protoni e neutroni, con una certa collocazione spaziale; l'interazione elettromagnetica può essere infatti attrattiva e questo fa sì che le particelle possano attrarsi formando determinate disposizione geometriche nello spazio. Le proprietà di ogni molecola (incluse le molecole di DNA, gli ormoni, ecc.) ed ogni processo biologico sono dovuti solo alle leggi della fisica; più precisamente, poiché nel nostro organismo non avvengono reazioni nucleari e le forze gravitazionali sono troppo deboli per interferire con i processi molecolari, ogni processo biologico è dovuto unicamente alle leggi dell'elettrodinamica quantistica.

La scienza ha dimostrato che tutti i processi chimici, biologici e cerebrali consistono unicamente in successioni di processi fisici elementari, i quali sono determinati unicamente dalle leggi della fisica quantistica. Tale visione dei processi biologici non può rendere conto dell'esistenza della nostra vita psichica; dunque il materialismo è inconciliabile con la scienza. Del resto, ogni tentativo di spiegare la nostra vita psichica nell'ambito del materialismo implica che ciò che soffre, ama, desidera, percepisce, ecc. in noi siano oggetti come elettroni o campi elettromagnetici. Ma gli oggetti non posso percepire nulla; gli oggetti non possono provare né gioia né tristezza, né piacere né dolore, ecc. La scienza ha dimostrato che le equazioni del campo elettromagnetico sono universali; esse descrivono tanto il campo elettromagnetico dentro il nostro cervello come quello in un qualunque filo di rame o quello all'interno di un atomo. Non c'è alcuna traccia di coscienza, sensazioni, sentimenti, pensieri, ecc. nelle equazioni del campo elettromagnetico. Se si ipotizza che il campo elettromagnetico sia l'origine della nostra vita psichica, allora la sola logica conclusione sarebbe che anche la nostra lavatrice, la nostra televisione, il nostro tostapane di tanto in tanto saranno depressi o felici o sofferenti... Infatti, dal punto di vista scientifico non vi è alcuna differenza tra i campi elettromagnetici presenti nel nostro cervello e quelli presenti in questi apparecchi.

Affermare che gli impulsi elettrici che avvengono nel cervello siano o generino sensazioni o pensieri significa contraddire le leggi della fisica che considerano equivalenti tutti gli impulsi elettrici, che avvengano dentro o fuori dal cervello. Infatti, un impulso elettrico è costituito solo da elettroni in movimento, e gli elettroni sono tutti identici ed indistinguibili e sono sempre in movimento in qualunque materiale o circuito elettrico. Attribuire agli elettroni del nostro cervello proprietà (come quella di generare sensazioni o emozioni) e non attribuire la stessa proprietà a tutti gli altri elettroni dell'universo, significa contraddire la fisica quantistica, la quale stabilisce che tutti gli elettroni sono identici ed indistinguibili, ossia hanno tutti le stesse esatte caratteristiche e proprietà.

Inoltre le leggi della fisica stabiliscono che gli impulsi elettrici generano solo campi elettromagnetici ; quindi l'ipotesi tipica dei materialisti secondo cui gli impulsi elettrici del cervello generano sensazioni, emozioni ecc., è in stridente contraddizione con le leggi della fisica. A loro volta, le onde elettromagnetiche generate dagli impulsi elettrici nel nostro cervello sono del tutto equivalenti a quelle generate da qualunque altro impulso elettrico ; tali onde escono dal nostro cervello e si disperdono nello spazio esterno alla velocità della luce, come tutte le onde elettromagnetiche.

Le leggi della fisica stabiliscono quali tipi di processi avvengono nella realtà fisica; escludendo le reazioni nucleari e subnucleari, che non avvengono certo nel cervello, i soli processi possibili sono il movimento di particelle e lo scambio di energia tra particelle (collisioni tra particelle) e tra particelle e campo elettromagnetico (emissione o assorbimento di fotoni). I soli processi fisici possibili sono determinati da un operatore matematico chiamato "Hamiltoniano", che determina anche quali siano i soli tipi di energia esistenti nella realtà fisica. L'Hamiltoniano è infatti costituito dalla somma di alcuni termini, ciascuno dei quali determina un tipo di energia, come l'energia cinetica dell'elettrone o l'energia del fotone. Per avere altri processi o altri tipi di energia è necessario aggiungere altri termini all'Hamiltoniana, alterando così le equazioni della fisica, e conseguentemente tutte le loro soluzioni (vedi paragrafo "Le leggi della fisica e la storia"). In conclusione, le leggi della fisica smentiscono l'ipotesi base del materialismo secondo cui la vita psichica è generata dai processi cerebrali. Le leggi della fisica non permettono di spiegare, né di giustificare, nemmeno in linea di principio o concettualmente, l'esistenza della vita psichica, neppure l'esistenza della sensazione più banale.

La vita biologica non implica la vita psichica

La scienza ha dimostrato che il nostro cervello è solo un insieme di particelle (ossia un oggetto) e che la vita biologica consiste unicamente in una successione di reazioni chimiche concatenate, che a loro volta consistono unicamente in processi fisici (per la precisione, processi quanto-elettromagnetici). D'altra parte la nostra vita psichica trascende le leggi della fisica e non può quindi essere considerata il prodotto dei processi biologici o cerebrali, essendo essi meri processi fisici. Questo implica che la nostra psiche ed il nostro cervello non siano la stessa entità, ma due diverse entità interagenti. Uso il termine psiche per indicare il componente non-fisico/non-biologico dell'uomo che genera la nostra vita psichica cosciente. Naturalmente si potrebbero usare anche altri temini, come mente, spirito, anima, ecc.

A questo punto è doveroso chiedersi se esista qualche evidenza scientifica sull'eventuale esistenza di una qualche specie di vita psichica cosciente negli animali, come percezione di sensazioni o emozioni. La prima osservazione che deve essere fatta a questo proposito è la seguente; oggi sappiamo che è possibile in linea di principio simulare al computer ogni aspetto del comportamento degli animali, incluso la capacità di apprendimento o l'apparente capacità di riconoscersi allo specchio. Un software adeguato può permettere al computer di registrare in memoria i dati di input, analizzarli, e produrre determinati output ; tutte queste operazioni avvengono naturalmente in modo automatico, senza che il computer sia cosciente di nulla. Per esempio un computer può "distinguere" le immagini che riceve tramite una telecamera; questo avviene automaticamente attraverso algoritmi matematici senza che il computer abbia alcuna sensazione visiva; questo significa che il fatto che il cane distingua il bastone da un osso non prova che il cane abbia una sensazione visiva.

Non è quindi possibile in nessun modo escludere dal punto di vista scientifico o razionale che la vita degli animali sia solo un processo puramente biologico e sia priva di alcuna forma di vita cosciente; in altre parole la scienza non permette di escludere la possibilità che l'animale sia solo un "robot biologico", che non è cosciente di nulla e non percepisce alcun tipo di sensazione, le cui azioni e reazioni sono determinate da un "software" chimico impiantato nel suo cervello. E' possibile spiegare anche quei comportamenti degli animali che sono spesso ritenuti un'indicazione di stati emotivi. Per esempio, i cani che a causa di mutazioni genetiche esibivano casualmente degli atteggiamenti affettuosi, avevano una maggior probabilità di essere "adottati" dall'uomo, e quindi di sopravvivere. Era sufficiente che l'animale presentasse questi atteggiamenti nei confronti di un solo membro della famiglia (anche se non era quello che gli dava il cibo) per essere accettato dalla famiglia. Si tratterebbe solo di un caso di selezione naturale, anche se inconsapevolmente indotta dall'uomo, che ha di fatto programmato il comportamento e le reazioni del cane. Poiché non abbiamo alcuna modo di osservare l'esistenza di una qualsiasi forma di vita psichica negli animali e l'ipotesi che tale vita psichica esista non è necessaria per spiegare i fenomeni osservabili negli animali, possiamo affermare che non esiste alcuna evidenza sperimentale o scientifica dell'esistenza di una qualsiasi forma di vita psichica negli animali, neppure di sensazioni o emozioni.

L'idea che gli animali abbiano una qualche forma di vita psichica è quindi solo un'ipotesi arbitraria, priva di alcun fondamento scientifico o razionale. Tale ipotesi può essere considerata una reminiscenza dell'infanzia, poiché tutti i bambini tendono ad attribuire agli animali pensieri, emozioni e sensazioni. Del resto, i popoli primitivi tendevano ad attribuire caratteri antropomorfi a molti elementi della natura: il sole, il mare, il vento, le foreste, le montagne... L'uomo ha mano a mano capito che i fenomeni naturali non implicavano l'esistenza di "spiriti" addetti al loro controllo, ma avvenivano automaticamente a causa di specifiche leggi naturali; l'uomo ha capito che la natura è oggetto e non persona. La concezione antropomorfa degli animali è l'ultimo residuo di questo atteggiamento pre-scientifico che ha condotto l'uomo a personalizzare i processi naturali che non riusciva a spiegare; il progresso scientifico e tecnologico ci permette ora di spiegare anche il comportamento degli animali senza attribuire ad essi alcun carattere antropomorfo.

L'attività cerebrale e la vita psichica

Vorrei fare osservare che il fatto che danni al cervello o la droga provochino alterazioni delle capacità mentali del soggetto dimostra semplicemente l'esistenza di una interazione tra la psiche ed il cervello. In nessun modo questo può essere considerato una prova del fatto che il cervello sia l'origine della coscienza e della capacità di percepire emozioni, ecc. Se abbiamo un problema ai nostri occhi, le nostre capacità visive risultano alterate, ma questo certamente non significa che siano i nostri occhi ad avere o a generare una sensazione visiva ; questo significa semplicemente che l'occhio ha un ruolo preliminare nel processo di generazione della sensazione visiva. L'occhio è solo uno strumento usato dalla psiche per vedere, ma l'occhio non vede nulla perché non percepisce alcuna sensazione visiva. Allo steso modo, anche il cervello ha solo un ruolo preliminare e può essere considerato uno strumento usato dalla psiche. Tutti gli studi neurologici sul cervello provano solo l'esistenza di una interazione tra psiche e cervello. Del resto, l'esistenza di questa interazione è ovvia, perché senza di essa, la nostra psiche sarebbe completamente isolata dalla realtà esterna, e quindi noi non potremmo interagire con la realtà esterna.

Resta il fatto che stimolo fisico e la sensazione che noi proviamo sono due fenomeni completamente diversi. Per esempio, la vibrazione delle molecole dell'aria rappresenta lo stimolo fisico che procura in noi la sensazione "suono", ossia la sensazione uditiva. Tuttavia, la vibrazione delle molecole dell'aria non è la sensazione "suono" ; le molecole dell'aria non sentono alcun suono, così come sarebbe assurdo affermare che le molecole dell'aria che vibrano sono una sensazione uditiva. La sensazione "suono" esiste solo a livello psichico e non a livello fisico; la sensazione uditiva è generata dalla psiche come elaborazione di un determinato stimolo fisico. Lo stesso vale per gli impulsi elettrici e le reazioni chimiche che avvengono nel cervello: tali reazioni chimiche o impulsi elettrici non sono emozioni, sensazioni o pensieri, ma sono solo degli stimoli fisici; è infatti la nostra psiche che elabora e traduce questi processi fisici in emozioni, sensazioni o pensieri.

Le leggi della fisica e le altre scienze naturali

Vorrei ora proporre alcune considerazioni sull'affidabilità delle nostre conoscenze scientifiche. Innanzitutto voglio spiegare la differenza tra una teoria fenomenologica ed una teoria da "principi primi". Una teoria fenomenologica consiste in una versione approssimata e semplificata di una teoria da "principi primi", che rappresenta la spiegazione esatta dei fenomeni naturali. La biologia e la neurologia sono esempi di teorie fenomenologiche, mentre la fisica è la sola teoria da principi primi, da cui tutte le altre scienze naturali derivano. Naturalmente poiché i calcoli da principi primi sono estremamente lunghi e laboriosi, noi abbiamo bisogno anche di teorie semplificate che ci permettano di trattare più agevolmente i sistemi composti da molti atomi.

Le leggi della fisica hanno un valore generale, ma nella loro applicazione a sistemi specifici, è possibile utilizzare delle regole più semplici, specifiche per quel tipo di sistema; tali regole non sono né estranee, né indipendenti dalle leggi della fisica, ma sono una diretta conseguenza delle leggi della fisica. Un risultato di queste teorie fenomenologiche non può essere accettato se risulta in contraddizione con le leggi della fisica, che sono i soli veri principi all'origine della teoria fenomenologica. Solo le leggi della fisica rappresentano la spiegazione da principi primi della realtà materiale, tanto di quella inorganica quanto di quella organica. Una teoria approssimata (come la biologia o la neurologia) non può essere ovviamente usata per negare la teoria da cui deriva e di cui essa è solo un'approssimazione.

Tutte le altre scienze naturali sono dunque subordinate alla fisica. Si può anche osservare che tutte le scienze naturali (biologia, neurologia, medicina, ecc.) usano oggi nei loro studi degli strumenti di misura e di analisi microscopica che sono stati progettati e costruiti unicamente sulla base delle leggi della fisica. I dati che tali discipline analizzano e studiano hanno senso solo perché le leggi della fisica assicurano il corretto funzionamento degli strumenti di misura utilizzati. Se si mettessero in discussione le leggi della fisica, crollerebbero immediatamente tutte le altre scienze naturali, perché i dati da esse utilizzati a sostegno delle proprie teorie non avrebbero più alcun senso. Dunque nessuna delle scienze naturali può elaborare teorie in contraddizione con le leggi della fisica, né può in alcun modo mai smentire le leggi della fisica. Questo significherebbe fare perdere di significato a tutti i dati, reperiti attraverso strumenti il cui funzionamento è garantito unicamente dalle leggi della fisica, dati sui quali sarebbero state costruite le teorie stesse. Si tratterebbe di una palese contraddizione logica. Le leggi della fisica sono quindi il fondamento di tutte le altre scienze naturali.

Per comprendere meglio il rapporto tra la fisica e le altre scienze naturali si consideri il seguente esempio: per aprire un lucchetto a combinazione dobbiamo conoscere la combinazione. Anche se non conosciamo la combinazione, e non possiamo quindi aprire il lucchetto, sappiamo già che tipo di processo avverrà quando troveremo la combinazione. Le leggi della meccanica stabiliscono che il solo tipo di processo che osserveremo sarà l'apertura del lucchetto; le leggi della meccanica stabiliscono che il lucchetto non si metterà a pensare, nè proverà dolore o piacere, paura o gioia. Allo stesso modo, l'elettrodinamica quantistica stabilisce che ogni processo biologico consiste unicamente in successioni di reazioni chimiche, che a loro volta consistono in successioni di processi cinetici ed elettromagnetici, ossia movimento di particelle, emissione ed assorbimento di fotoni. Ancora non conosciamo le esatte successioni di reazioni chimiche che avvengono in tutti i processi biologici, ed è compito della biologia cercare di determinare tali successioni; ma, proprio come nell'esempio del lucchetto, le leggi della fisica stabiliscono che nessuna successione di reazioni chimiche può generare pensieri, sensazioni o emozioni. Da qui, la necessaria esistenza di un elemento non-fisico (l 'anima), come sorgente della nostra vita psichica.

Le leggi della fisica e la storia

Le leggi che generano tutti processi chimici, biologici e neurologici sono oggi perfettamente note. Mai prima d'ora nella storia, la scienza è stata capace di spiegare i principi da cui hanno origine tutti i processi biologici. Questo rappresenta una vera svolta nella storia della scienza. Ciò che la fisica scoprirà in futuro non avrà più nulla a che fare con il funzionamento del nostro organismo, né con qualunque altro organismo biologico. Ci sono certamente ancora cose non pienamente comprese nel campo dell'astrofisica, ma questi processi non influenzano in nessun modo i processi biologici, che sono dovuti unicamente alle leggi dell'elettrodinamica quantistica. Non vi è dunque alcuna ragione per dubitare delle leggi della fisica e della loro capacità di spiegare perfettamente ogni sistema biologico.

Le leggi della fisica sono costituite da poche equazioni matematiche correlate tra loro. La loro compatta e rigida struttura matematica esclude la possibilità che esse possano essere modificate o perfezionate; infatti ogni modifica di un'equazione matematica comporta dei cambiamenti radicali di tutte le soluzioni di tale equazione. Poiché dalle equazioni della fisica sono state ottenute miliardi e miliardi di soluzioni confermate con grande precisione dagli esperimenti, modificare le equazioni della fisica significherebbe gettare via di colpo tutte queste soluzioni corrette. D'altra parte, assistiamo giorno dopo giorno ad una sistematica riconferma sperimentale delle leggi della fisica su sempre nuovi sistemi. Ipotizzare che le leggi della fisica siano sbagliate equivale a dire che tutti questi miliardi e miliardi di sistematiche e quantitative conferme sperimentali siano solo una fortunata coincidenza. In questi ultimi decenni sono state compiute molte più verifiche sperimentali di quante non ne siano state compiute nel corso di tutta la storia, ma le leggi della fisica quantistica scoperte nei primi decenni del secolo scorso non sono mai state modificate. Sulla base del numero di verifiche sperimentali compiute, si può affermare che l'elettrodinamica quantistica sia la più anziana e la più testata teoria scientifica della storia.

I calcoli da principi primi

Oggi noi siamo in grado di fare calcoli da "principi primi" relativi a sistemi molecolari composti da molti atomi ; questo significa che possiamo calcolare le soluzioni delle equazioni della fisica quantistica anche per sistemi macroscopici. Il punto chiave è che noi sappiamo già che TIPO di informazione possiamo ottenere da un calcolo da "principi primi" di un qualsivoglia sistema molecolare. Infatti, dalla soluzione dell'equazione di Schroedinger per un sistema molecolare, noi sappiamo che possiamo ottenere informazioni relative alla distribuzione di carica o ai livelli di energia. In nessun modo noi possiamo ottenere coscienza, emozioni, sentimenti, ecc. Questi non sono possibili risultati di un calcolo da principi primi. Anche se con un supercomputer noi potessimo calcolare la funzione d'onda del nostro cervello, noi potremmo ricavare da tale funzione d'onda solo proprietà come densità di carica e livelli energetici ; non potremmo mai ottenere alcuna esperienza psichica. Infatti noi sappiamo già quale tipo di informazione possiamo ottenere da qualunque funzione d'onda. Noi possiamo già fare calcoli da principi primi su molti sistemi molecolari, ma il tipo di proprietà che possiamo ottenere da questi calcoli è indipendente dal tipo di molecole o dal numero di atomi del sistema. Se la psiche non esistesse come componente non-fisico dell'uomo, in base alle nostre conoscenze scientifiche noi dovremmo essere dei robot biologici, che agiscono a causa di specifiche reazioni chimiche senza essere coscienti di nulla e senza provare alcuna sensazione. Gli studi in campo neurologico dimostrano soltanto l'esistenza di una interazione tra la psiche ed il cervello, ma non rivelano nulla della natura della psiche.

Conclusioni

Il materialismo è inconciliabile con la visione scientifica dei processi biologici. La scienza ha infatti dimostrato che tutti i processi chimici, biologici e cerebrali consistono unicamente in successioni di processi fisici elementari, determinati unicamente dalle leggi della fisica quantistica. Questa concezione dei processi biologici non permette di spiegare, nè di giustificare, nemmeno in linea di principio o concettualmente, l'esistenza della vita psichica, neppure della sensazione più banale.

Questo risultato acquista un significato molto profondo se si analizza lo stato delle nostre attuali conoscenze scentifiche. Innanzitutto, tutte le scienze naturali sono subordinate alle leggi della fisica, che rappresentano i principi da cui esse derivano e di cui sono solo versioni approssimative. Oggi infatti conosciamo le leggi che determinano tutti i processi molecolari, elettromagnetici, chimici, biologici, neurologici e cerebrali: sono le leggi dell'elettrodinamica quantistica, la leggi scientifiche che hanno ottenuto le più ampie, generali, sistematiche, numerose e precise conferme sperimentali di tutta la storia. Le leggi dell'elettrodinamica quantistica sono confermate da un numero così alto di risultati sperimentali che sarebbe assurdo dubitare della loro validità nella spiegazione dei sistemi molecolari, ed in particolare dei sistemi biologici.
Del resto, la rigidità della struttura matematica dell'elettrodinamica quantistica, rende del tutto irragionevole l'ipotesi di potere modificare tali leggi, poiché questo avrebbe conseguenze catastrofiche su tutte le soluzioni corrette che finora abbiamo ottenuto. Questo significa che l'elettrodinamica quantistica rappresenta la teoria definitiva per la spiegazione dei processi molecolari, e conseguentemente, dei processi biologici.

Le leggi dell'elettrodinamica quantistica possono quindi essere considerati i principi primi che determinano tutti i processi molecolari e biologici. Il punto è che tali principi forniscono, almeno in linea di principio, una consistente spiegazione meccanicistica di tutti i processi molecolari e biologici, ma non permettono di spiegare, nemmeno in linea di principio , l'esistenza della vita psichica. Le leggi della fisica smentiscono così l'ipotesi base del materialismo, secondo cui la vita psichica sarebbe generata da processi biologici o cerebrali. La vita psichica (sensazioni, emozioni, pensieri, ecc.) trascende le leggi della fisica e quindi la causa dell'esistenza della vita psichica non può essere identificata con il cervello; la vita psichica è originata necessariamente da un componente non-fisico/non-biologico, ossia sovrannaturale, che possiamo chiamare psiche o anima. Esistono quindi due realtà distinte: la realtà fisica, ossia l'universo, che ha una struttura intrinsecamente matematica (le leggi della fisica) che determina ogni processo fisico, chimico o biologico; la realtà psichica che trascende tali leggi, e, conseguentemente, trascende la realtà fisica.

A questo punto sorge la domanda : da dove ha avuto origine la nostra psiche ? Il fenomeno della vita psichica dimostra che la psiche ad un certo punto certamente comincia ad esistere in noi. Le leggi della fisica dimostrano che la psiche non può essere il prodotto di processi fisici, chimici o biologici. Dunque l'origine dell'anima è trascendente rispetto alla realtà fisica. Possiamo quindi chiamare Dio la Causa necessaria all'esistenza della psiche, essendo tale Causa trascendente. Questo rappresenta la conferma scientifica della dottrina cattolica secondo la quale ogni uomo ha un'anima che è creata direttamente da Dio. Ritengo sia legittimo affermare che oggi l'esistenza dell'anima e l'esistenza di un Dio trascendente siano dimostrate scientificamente.

Un commento alla teoria dell'evoluzione

Aggiungo una breve osservazione sulla teoria dell'evoluzione. La teoria dell'evoluzione si applica soltanto agli organismi biologici. Non abbiamo elementi sufficienti per stabilire se realmente l'organismo biologico dell'uomo sia il risultato di un processo evolutivo. Il punto è però che la vita psichica è trascendente rispetto alla realtà fisica/biologica e richiede nell'uomo l'esistenza di un componente trascendente (la psiche o anima o mente ecc.).

Poiché non esistono fossili di mente, la teoria dell'evoluzione non può dire nulla relativamente all'origine della vita psichica umana. Dunque, anche ammettendo che il corpo umano sia il risultato di una evoluzione biologica, l'uomo non potrebbe avere alcuna vita psichica cosciente se non avesse ricevuto anche un'anima, anima che non può essere generata da processi biologici/evoluzionistici. Senza un'anima, noi saremmo solo dei robot biologici in grado di agire e reagire, ma incapaci di percepire alcuna sensazione, emozione o pensiero. Alcuni evoluzionisti a volte tentano di formulare delle teorie sull'evoluzione della vita psichica, ma è chiaro che si tratta di pure speculazioni campate per aria, prive di alcun fondamento razionale o scientifico.

Fine dell'articolo del Dott. Marco Biagini.
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“Quando si vuol cercare la verità su una questione
bisogna cominciare col il dubbio.
(S. Tommaso d’Aquino)”

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NDE parte III
Ora per moltissimo tempo la questione “Anima” è stata competenza della Metafisica, la quale affermava che la medesima è trascendente dal corpo, quindi immortale, non soggetta a corruzione come il corpo materiale, per la fisica, la questione sarebbe stata già risolta in quando la “Coscienza” e le attività pensanti sono originate dal cervello, quindi morto il corpo cessano le attività pensanti della persona.

Questo era più o meno l’atteggiamento di entrambe le parti fino ai primi anni 60, poi qualcosa cominciò ad emergere, quel qualcosa il quale avrebbe fatto rimettere in discussione tutte le “certezze” che la fisica “Positivista” sbandierava, e si, che a guardar bene certe tracce ne avevamo sin dal lontano 1500.

Quante domande sono state fatte intorno all’argomento anima, quante speculazioni sul “dopo”, il tutto era avvolto nella più fitta nebbia, ma, negli ultimi anni qualcosa sembra diradarsi, poco, ma quel tanto che ci permette d’accontentarci.

Una camera d’ospedale, una donna moribonda, una dottoressa al suo fianco, questi sono i personaggi i quali hanno dato il via a quello che oggi sono gli studi sulla NDE o Premorte, ma, andiamo con ordine.
Questa moribonda raccontò poco prima di morire ciò che gli accadde qualche anno indietro, come per pochi momenti il suo cuore cessò di battere, e come lei si trovò fuori dal corpo, raccontandole ciò che avveniva presso il suo corpo, e come il medico cercò di rianimarla con un massaggio cardiaco, così che il suo cuore riprese a battere, per poi tornare nel suo corpo.

Certo, che per l’epoca le uniche spiegazioni possibili erano fisiche, il cuore che non pompava più sangue, il cervello che soffriva per la carenza d’ossigeno, potrebbe aver avuto delle Allucinazioni, ma questo racconto così convincente persuase la dottoressa Stevens ad interessarsi del fenomeno, fenomeno il quale interessava maggiormente coloro che ebbero un arresto cardiaco, sia da infarto, sia per incidenti.

Nel 1965, negli USA, il cardiochirurgo Raymond A. Moody jr., incuriosito dal racconto di uno psichiatra che aveva vissuto un'esperienza di post mortem, prese a rivalutare le narrazioni che i suoi pazienti gli avevano confidato,dopo le operazioni, di percezioni inusuali e di incontri con figure luminose.

La curiosità di comprendere il fenomeno da un punto di vista clinico lo portò quindi nel 1974 a prendere in esame 150 casi di "dopo- morte" o "pre-morte" e a intraprendere una ricerca sistematica sulla validità e sulla possibile spiegazione dei casi.

A seguito di questa sua ricerca pochi anni dopo si unì a lui un altro
medico, Michaele B. Sabom, specializzato in medicina interna e cardiologia presso l'Atlanta VA Medical Center negli USA.
Si aprirono le prospettive di un nuovo, seppur limitato, campo della ricerca medica, ovvero il campo delle "esperienze del trapasso", la N.D.E. (Near Death Experiences).

Moody come psichiatra era scettico a queste narrazioni, ma con il tempo si dovette ricredere, per un semplice motivo, tutto ciò che queste persone “videro” fuori dal corpo furono confermate dagli specialisti sanitari, ossia da quelli che in quel momento stavano operando, non solo, riscontri si ebbero anche con altre persone, le quali esterrefatte confermarono i racconti di coloro i quali ebbero queste esperienze.

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NDE parte IV
Continuiamo a leggere l'argomento in questione

Le esperienze di pre-morte (EPM), indicate spesso con l'acronimo NDE (dall'inglese Near Death Experiences) costituiscono un fenomeno molto diffuso che si va a poco a poco imponendo all'attenzione di studiosi di tutto il mondo. Da tenere presente che solo negli Stati Unite tale fenomeno è stato vissuto da oltre dieci milioni di americani.

Tali esperienze riguardano tipicamente persone che, per circostanze diverse (incidenti stradali, annegamenti, ferite da armi da fuoco, cadute, tentativi di suicidio, interventi chiruirgici, gravi malattie), sono venute a trovarsi in condizioni di morte clinica, con perdita totale della coscienza, e sono state successivamente riportate in vita. Secondo i dati raccolti finora sembrerebbe che circa il 35-40 % delle persone rianimate abbia vissuto delle
esperienze di pre-morte; inoltre, gli studi non mostrano alcuna relazione tra il fenomeno e l'età, il sesso, la razza, la religione, la classe sociale o il livello d'istruzione.

I resoconti dei soggetti che hanno avuto delle NDE sono abbastanza diversi tra loro; è possibile tuttavia estrarre da tali
esperienze alcuni elementi che tendono a ripetersi nella maggioranza dei casi, formando così una sorta di modello di
riferimento.

Sulla base di tale modello, una tipica NDE attraversa le seguenti fasi:
1) Il soggetto si trova improvvisamente a fluttuare al di fuori del proprio corpo, a un lato di esso o, più spesso, al di sopra. Può osservare l'ambiente circostante, guardare con distacco il luogo dell'incidente o assistere ai tentativi di rianimazione che i medici stanno effettuando. In certi casi si spinge in altre stanze dell'ospedale, o all'interno della propria abitazione. La percezione è molto intensa e chiara, tanto che il soggetto, una volta
rianimato, è in grado di descrivere nei dettagli tutto ciò che è avvenuto intorno a lui mentre si trovava in stato di incoscienza.(ma su questo punto ci ritorneremo)
2) In seguito c'è l'ingresso in una sorta di tunnel buio, che si percorre a gran velocità in direzione di una estremità in cui
si intravede una luce abbagliante.

3) Giunto al termine del tunnel, il soggetto viene sommerso dalla luce, che sembra permeare ogni cosa e alla quale vengono attribuite qualità positive, descritte generalmente in termini di amore, bontà, serenità. E' qui che egli incontra spesso parenti e amici defunti o esseri extra-umani (angeli), i quali a volte gli danno informazioni riguardanti il luogo in cui si trova.
Durante l'attraversamento del tunnel o, più frequentemente, mentre si trova immerso nella luce abbagliante, il soggetto vede spesso scorrere le proprie esperienze passate come in un film, sentendosi spinto a compiere una sorta di bilancio della propria esistenza. Tale visione retrospettiva ricorda molto da vicino la scena del giudizio nell'aldilà di cui parlano molte religioni del mondo. C'è tuttavia una differenza importante: tutti coloro che hanno avuto esperienze di pre-morte non parlano mai in termini di giudizio (che implica punizione o ricompensa), bensì di accettazione e comprensione, tese
a un'autovalutazione del soggetto riguardo alle proprie azioni.
4) Una caratteristica comune alla maggioranza delle esperienze di pre-morte è che a un certo momento qualcuno o qualcosa fa capire al soggetto che deve tornare indietro nel mondo dei vivi, perché il suo momento non è ancoravenuto. Tale momento può capitare in una qualsiasi delle fasi descritte.

Il ritorno alla vita viene in genere vissuto come sgradevole perché l'esperienza del distacco dal corpo è associata a benessere, pace e profonda armonia, uno stato ben lontano da quello sperimentato nella vita ordinaria.

Le interpretazioni del fenomeno
Riguardo al significato da attribuire alle esperienze di pre-morte, si possono dividere le spiegazioni in due grandi classi:
1) Concezioni spiritualiste, che considerano le NDE come una prova dell'esistenza di una parte immateriale dell'uomo, la quale si separerebbe dal corpo al momento della morte. In questo senso andrebbero interpretate anche la luce abbagliante (considerata una emanazione della divinità) e il rivivere come in un film la propria
vita (visto, invece, come la manifestazione del "giudizio" che ogni anima dovrà subire al suo ingresso nell'aldilà).
2) Concezioni scientifiche, sostenute da coloro che rifiutano le concezioni extrafisiche per le esperienze di pre-morte. Per i sostenitori di questo tipo di tesi, le NDE non sarebbero altro che immagini provocato dallo stato di mancanza di ossigeno e di sostanze nutritive nei neuroli cerebrali, oppure il prodotto di certi
farmaci somministrati ai pazienti in condizioni cliniche disperate o, infine, visioni provocate dalle endorfine che si liberano nel cervello in una fase critica delle funzioni vitali.

Bisogna osservare che questo secondo tipo di concezioni, nelle sue diverse versioni, è tipica di quegli studiosi che si
sono pronunciati sul fenomeno utilizzando resoconti riportati da altri studiosi, cioè senza aver partecipato a ricerche
dirette sui pazienti. D'altra parte, quasi tutti coloro che, per motivi di lavoro, sono stati a diretto contatto con pazienti che
hanno avuto NDE (medici, infermieri, anestesisti), anche se inizialmente scettici sulla natura extra-sensoriale del
fenomeno, si sono successivamente ricreduti. Certi particolari riferiti dai pazienti, infatti, pur sorvolando sul fatto che in
uno stato clinico di encefalogramma piatto non si dovrebbe avere alcun tipo di esperienza cosciente, non avrebbero
potuto essere percepiti dalla collocazione spaziale e nelle circostanze in cui i pazienti stessi si trovavano.

NDE e bambini
Un filone tutto particolare è rappresentato dalle esperienze di pre-morte che coinvolgono bambini. Dobbiamo soprattutto
al pediatra americano Melvin Morse la raccolta di numerosi casi di tali esperienze che riguardano bambini dai 3 agli 11
anni.
Morse, inizialmente scettico su una interpretazione extra-corporea del fenomeno, dopo aver studiato molta della letteratura disponibile sull'argomento, e dopo aver esaminato molti casi di NDE nei bambini, giunse alla conclusione che le diverse spiegazioni tendenti a ricondurre le esperienze ai fenomeni fisici del cervello erano inadeguate.

Secondo Morse, il fatto che un bambino clinicamente morto sia in grado di raccontare (a parole o con disegni) con ricchezza di particolari le diverse fasi della sua rianimazione, di descrivere le persone che si sono avvicendate accanto a lui, o addirittura di descrivere i nonni, morti prima dela sua nascita, avendoli incontrati mentre era del tutto incosciente, chiama in causa una realtà diversa da quella a cui siamo abituati.

Breve prospettiva storica
Convenzionalmente si fa risalire l'inizio degli studi sulle esperienze di pre-morte al 1975, anno in cui Raymond Moody, medico, pubblicò un libro in cui venivano raccolte molte testimonianze dei suoi pazienti che avevano vissuto esperienze riconducibili alle NDE.
Poco dopo, Elisabeth Kubler-Ross rivelò di aver condotto quasi contemporaneamente una ricerca analoga e di aver fatto più o meno le stesse scoperte di Moody.
Nel 1977 Karlis Osis ed Erlendur Haraldsson posero a confronto quasi 900 casi di NDE riferiti da pazienti a dottori o altro personale medico, sia negli Stati Uniti che in India, senza trovare grandi differenze nei resoconti, nonostante le forti differenze
culturali.

Agli inizi degli anni Ottanta, ricercatori come Bruce Greyson e Melvin Morse svolsero nuove indagini, costituendo lo IANDS (International Association for Near-Death Studies), a cui aderivano medici, neurologi, psicologi e psichiatri, con l'obiettivo di portare avanti una ricerca interdisciplinare sul fenomeno delle NDE.
Dagli anni Novanta in poi vengono periodicamente organizzati congressi internazionali nei quali sono presentati nuovi
studi e ipotesi sulle esperienze di pre-morte.

Nel 2001, la rivista scientifica "The Lancet" ha pubblicato una ricerca dell'olandese Pin van Lommel e collaboratori, dove viene descritto un primo protocollo scientifico applicato su larga scala (344 pazienti) nella valutazione delle NDE.
Sebbene tali fenomeni si siano imposti all'attenzione dei ricercatori solo negli ultimi 30 anni, essendo divenuti assai frequenti grazie ai progressi delle tecniche di rianimazione, esperienze simili, sia pur molto più rare, sono note da moltissimo tempo. Esse vengono descritte, con abbondanza di particolari, nel Libro egiziano dei morti (500 a.C.), negli scritti yogici del saggio Patanjali (risalenti a 2000 anni fa) e nel Libro tibetano dei morti (VIII secolo).


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