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La testimonianza di Gloria Polo: dall'illusione alla verità

Ultimo Aggiornamento: 28/06/2015 19:46
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18/12/2012 19:37
 
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parte III
Le anime del Purgatorio
Notate che io ero atea, ma lì cominciai a gridare: “Anime del Purgatorio! Per favore, tiratemi fuori di qui! Vi supplico, aiutatemi!”
Mentre gridavo, cominciai a sentir piangere migliaia e migliaia di persone, giovani… Sì, soprattutto giovani, con tanta, tanta sofferenza! Percepii che lì, in quel luogo terribile, in quel pantano d’odio e di sofferenza, stridevano i denti, con urla e lamenti che mi riempivano di compassione e che mai più potrò dimenticare… (Sono già passati 10 anni, ma ancora piango e soffro, quando ricordo la sofferenza di tutte quelle persone)… Dicevo, compresi che lì si trovavano tutte quelle persone che, in un attimo di disperazione, si erano suicidate… Adesso stavano in quei tormenti, con quegli esseri orribili vicino a loro, circondate da demoni che le tormentavano. Ma il più crudele di questi tormenti era l’assenza di Dio, perché là non si sente Dio. Compresi che, coloro che in un momento di disperazione si erano tolti la vita, dovevano rimanere lì, fra quei tormenti, fino a che sulla terra non fossero trascorsi tutti gli anni che avrebbero avuto ancora da vivere: perché tutti quelli che si suicidano, escono dall’Ordine Divino.
Quelle povere persone, soprattutto tanti giovani, tanti, tanti… Piangono e soffrono molto… Se l’uomo sapesse la sofferenza che lo aspetta, mai nessuno prenderebbe la decisione di togliersi la vita!
Sapete qual è il maggior tormento, là?
E’ vedere come i propri genitori, o i familiari, che sono vivi, stanno piangendo e soffrendo con tremendi sensi di colpa: se io l’avessi castigato, o se non l’avessi castigato, se io gli avessi detto, o non glielo avessi detto, se avessi fatto questo o quello… Alla fine, questi rimorsi così terribili, -un vero inferno per quelli che li amano e restano in questa vita-, sono ciò che più li fa soffrire. E’ il tormento maggiore per loro, ed è qui che i demoni infieriscono, mostrando queste scene:
“Guarda come piange tua madre, guarda come soffre, guarda come soffre tuo padre, guarda come sono disperati, come sono angosciati, come s’incolpano e discutono, accusandosi a vicenda, guarda tutta la sofferenza che hai procurato loro. Guarda come si ribellano contro Dio. Guarda la tua famiglia… Tutto questo per colpa tua!”
Ciò di cui queste povere anime hanno bisogno, è che quanti restano quaggiù comincino un cammino di conversione, che cambino vita, che facciano opere di carità, che visitino i malati… E che offrano Messe in suffragio dell’anima del defunto. Queste anime beneficiano enormemente di tutto ciò. Infatti, le anime che si trovano in Purgatorio non possono più fare niente per se stesse. Niente! Ma Dio sì, attraverso la Messa. Anche noi dobbiamo aiutarle in questo modo.
Compresi dunque che quelle povere anime non potevano aiutarmi, e in questa sofferenza, in questa angoscia, cominciai nuovamente a gridare: “Ma qui c’è un errore! Guardate che io sono una santa! Io non ho mai rubato! Non ho mai ucciso! Non facevo male a nessuno! Anzi, prima di andare in fallimento, importavo i migliori prodotti dalla Svizzera, toglievo e aggiustavo i denti, e molte volte non facevo pagare se i clienti non potevano permetterselo! Io facevo la spesa e la donavo ai poveri! Che ci faccio qui?!...”
Rivendicavo i miei diritti! Io, che ero così buona, che sarei dovuta andare dritta in Cielo, che cosa ci facevo lì?!
Andavo tutte le Domeniche a Messa, nonostante mi considerassi atea e non dessi attenzione a ciò che il sacerdote diceva; non mancavo mai. Se mancai alla Messa della Domenica 5 volte in tutta la mia vita, era tanto! Cos’è che ci facevo lì?!
“Ma che ci faccio io, qui? Tiratemi fuori di qui! Tiratemi fuori di qui!”. Continuai a gridare atterrita, con quegli esseri orribili appiccicati a me!
“Io sono cattolica! Io sono cattolica, per favore, tiratemi fuori da qui!”

Vidi i miei genitori
Quando gridavo che ero cattolica, vidi una piccola luce: e guardate che una lucina pur piccola, in quelle tenebre, è il massimo, è il più gran regalo che si possa ricevere. Vedo dei gradini in cima a questa voragine, e vedo mio padre (che era morto 5 anni prima) quasi all’entrata dell’abisso. Aveva un pochino più di luce; e quattro gradini più su vidi mia madre, con moltissima più luce e in una posizione così, come in preghiera. Appena li vidi, ebbi una gioia così grande che cominciai a gridare: “Papà! Mamma! Che gioia! Venite a prendermi! Venite a togliermi da qui! Papà, mamma, per favore, tiratemi fuori di qui! Vi supplico, portatemi via da qui! Portatemi via!!”
Mentre succedeva tutto questo, il mio corpo si trovava in coma profondo: ero intubata, collegata alle macchine, e agonizzante. L’aria non entrava più nei polmoni, i reni non funzionavano… Se rimanevo collegata ai macchinari, era soltanto perché mia sorella, che è medico, aveva insistito con i suoi colleghi, adducendo il motivo che loro non erano Dio. Infatti, pensavano che non valesse la pena tenermi in vita, e parlarono in questi termini ai miei familiari: dissero che non era il caso di accanirsi, che era meglio lasciarmi morire tranquilla, perché ormai mi trovavo in agonia. Ma mia sorella insistette così tanto, che essi…
Sapete l’incoerenza? Io difendevo l’eutanasia, il diritto a morire dignitosamente!
I medici non lasciavano entrare nessuno dove stavo io, se non questa mia sorella medico, che rimaneva continuamente accanto a me.
Quando la mia anima, che si trovava nell’aldilà, vide i miei genitori, mia sorella, che stava vicino al mio corpo in coma, mi udì chiaramente gridare a loro, tutta contenta, che mi venissero a prendere.
Forse a qualcuno di voi sarà capitato di sentire una persona in stato d’incoscienza gridare, o pronunciare delle parole: è quello che successe con me. Feci quasi morire di spavento mia sorella! Infatti, cominciai a gridare di gioia quando li vidi, chiedendo loro di venire a prendermi; allora mia sorella, che udì tutto, urlò: “Adesso sì che è morta, mia sorella! Mia madre e mio padre sono venuti a prendersela! Andate via, non prendetela! Và via, mamma, per favore; và via, papà, per favore: non prendetela! Guardate che ha i figli piccolini! Non portatevela via! Non portatevela via!”
I medici dovettero tirarla fuori di là, pensando che la mia povera sorella stesse delirando, che fosse in stato di shock; il che sarebbe stato normale, perché non era cosa da poco quello che stava passando: la morte di mio cugino, andare a prendere il cadavere all’obitorio, la sorella che muore, non muore, ma non supererà le 24 ore, secondo il parere dei medici… Era ormai da tre giorni che andava avanti con quest’angoscia, e per giunta senza dormire. Non meraviglia che la credessero esaurita e in preda alle allucinazioni…
Quanto a me, immaginatevi che gioia quando vedo i miei genitori! In quel luogo, in quella situazione così orribile nella quale mi trovavo, vedo i miei genitori!
Quando guardarono verso di me e mi videro lì, non potete immaginare che dolore immenso rivelarono i loro volti. Poiché là percepiamo e vediamo i sentimenti degli altri, io vidi il dolore che essi sentirono, quella loro sofferenza così grande. Mio padre cominciò a piangere tanto, tanto, e gridò: “Mia figlia! Oh, no! Mio Dio, mia figlia no! Mio Dio, la mia fogliolina no!”
Mia madre pregava, e quando guardò verso di me io vidi il dolore nei suoi occhi, ma nello stesso tempo niente le toglieva la pace e la dolcezza del volto, nemmeno una lacrima! Invece di piangere, alzò gli occhi, poi tornò a guardare verso di me. Compresi con orrore che essi non potevano tirarmi fuori di lì! Questo aumentò la mia sofferenza, vedendoli lì a condividere il mio dolore ma senza poter fare niente per me! Compresi pure che erano lì per rendere conto al Signore dell’educazione che mi avevano dato. Essi erano i tutori, ai quali era stato affidato il compito di custodire i talenti che Dio mi aveva dato. Con la loro vita e la loro testimonianza, dovevano proteggermi dagli attacchi di satana. E dovevano alimentare le grazie, che Dio aveva posto in me attraverso il Battesimo. Tutti i genitori sono i custodi dei talenti che Dio dà ai figli.
Quando vidi la loro sofferenza, soprattutto quella di mio padre, gridai nuovamente, disperata: “Toglietemi da qui! Toglietemi da qui! Io non ho colpa di stare qui, perché sono cattolica! Io sono cattolica! Tiratemi fuori di qui!”

Il mio giudizio
Quando urlai di nuovo che ero cattolica, fratelli, udii una Voce, così dolce, ma così dolce… Così bella, che riempì tutto di pace e d’amore, e fece sussultare la mia anima. Quelle orribili creature che mi stavano appiccicate, all’udirla, si prostrarono immediatamente in adorazione, e chiesero licenza di ritirarsi, perché non resistevano alla dolcezza di quella Voce: allora si aprì qualcosa, come una bocca verso il basso, ed essi fuggirono impauriti. Immaginatevi! Quando vedo quegli esseri, quei demoni orripilanti, prostrati lì… Al solo udire la Voce del Signore, (nonostante l’orgoglio di satana, per cui sentono la cosa come molto spiacevole), si buttarono in ginocchio!
Quindi, vidi la Vergine Santissima prostrata, quando il sacerdote elevò Nostro Signore nell’Ostia, durante la Messa che veniva celebrata per l’anima di mio cugino. La Vergine Maria intercedeva per me! Prostrata ai piedi di Nostro Signore, raccoglieva tutte le preghiere che il popolo della mia terra faceva per me, e le Gliele consegnava.
Sapete, al momento dell’elevazione, quando il sacerdote alza l’Ostia, la presenza di Gesù si sente, tutti si prostrano in ginocchio, perfino i demoni! ...E io, che andavo a Messa senza un minimo di rispetto, senza dare alcuna attenzione, con la gomma da masticare in bocca, a volte sonnecchiando, guardando da una parte, persa in mille pensieri banali…! E poi avevo anche la faccia tosta di lamentarmi, piena di superbia, che Dio non mi ascoltava quando Gli chiedevo qualcosa!
Credetemi, era sconvolgente vedere come, al passare di Nostro Signore, tutte quelle creature, tutti quegli esseri spaventosi, si gettavano per terra, in un’adorazione impressionante.
Vidi la Vergine Maria, graziosamente prostrata ai piedi del Signore, pregare per me, in adorazione davanti a Lui. …E io, peccatrice, con la mia immondizia, a trattarLo senza alcun rispetto, e dicendo che ero stata buona… Sì, buona miserabile! Rinnegando e maledicendo il Signore!
Immaginate che peccatrice ero, quando perfino i demoni si prostravano a terra, al passaggio del Signore Gesù Cristo…!

Quella Voce così bella mi dice: “Molto bene, se tu sei cattolica, dimmi quali sono i comandamenti della Legge di Dio!”
…Pensate lo spavento! ...Quella domanda proprio non me l’aspettavo! Io sapevo solo che erano 10! E poi… niente più!
“E adesso, come me la cavo?”, pensavo afflitta. Mi ricordai allora che mia madre diceva che il primo comandamento era l’amore, ne parlava sempre… L’amore a Dio e l’amore al prossimo. Alla fine, i discorsi di mia madre erano serviti a qualche cosa, mi dissi. Così scelsi questa risposta, sperando che bastasse e che non si notasse il resto…! Pensavo di cavarmela così, come sempre facevo quand’ero in vita: infatti, avevo sempre la risposta pronta, la risposta perfetta, riuscivo sempre a giustificarmi e a difendermi in modo tale, che nessuno scopriva quello che non sapevo. Adesso pensavo di cavarmela nello stesso modo. E cominciai a dire: “Il primo comandamento è: amare Dio sopra ogni cosa, e… il prossimo come me stesso.”
“Molto bene: – mi disse – e tu l’hai fatto? Hai amato?
Tutta confusa, risposi: “Io…sì! Sì, io sì. Sì!”
Ma quella Voce meravigliosa disse: “No!!!”
Vi assicuro che quando mi disse: “No!”, allora sì che sentii il colpo del fulmine! Infatti, ancora non avevo sentito da che parte mi avesse colpito…Ma quando udii quel “No!”, il dolore del fulmine lo sentii tutto!... Mi sentii nuda, caddero tutte le mie maschere, e rimasi allo scoperto.
Quella Voce soave continuò a dirmi: “No!!! Tu non hai amato il tuo Signore sopra ogni cosa, e tanto meno hai amato il tuo prossimo come te stessa! Tu ti sei fatta un Dio che hai modellato su di te, sulla tua vita! Solo nei momenti d’estrema necessità, o di sofferenza, ti ricordavi del tuo Signore. Allora sì, t’inginocchiavi, piangevi, chiedevi, offrivi novene, ti proponevi d’andare a Messa, ai gruppi di preghiera, domandando qualche grazia o miracolo… Quand’eri povera, quando la tua famiglia era umile, quando ancora desideravi diventare una professionista, allora sì, tutti i giorni pregavi in ginocchio, ore intere, supplicando il tuo Signore! Pregavi, chiedendomi che ti tirassi fuori da quella povertà, ti permettessi di diventare una professionista e di essere qualcuno! Quando ti trovavi nella necessità e avevi bisogno di denaro, allora sì, promettevi: Prego il Rosario, ma Tu, Signore, concedimi un po’ di soldi!.
Questa era la relazione che avevi con il tuo Signore! Mai, hai mantenuto una promessa fatta, neanche una! E oltre a non mantenere le promesse, non mi hai mai ringraziato!”
E il Signore insistette su questo: “Tu davi la tua parola, facevi una promessa al tuo Signore, ma mai la mantenevi!”
Il Signore mi mostrò una delle tante mie preghiere: quando Gli chiesi la grazia di avere la mia prima auto, pregavo, e molto umilmente chiedevo che per favore, mi concedesse anche solo una macchinina, perfino vecchia, non importava…purché funzionasse. Ma appena ottenni quello che desideravo, non dissi nemmeno un “grazie” al Signore; e 8 giorni più tardi, oltre a non averLo ringraziato, già Lo rinnegavo e Lo maledicevo. Egli mi mostrò come, in tutte le grazie che mi concedeva, non solo mancavo alle promesse fatte, ma nemmeno rendevo grazie.
Vedevo il Signore in un modo veramente triste. Sapete, la mia relazione con Dio era tipo “BANCOMAT”: mettevo un Rosario, e Lui doveva darmi denaro…e se non me lo dava, mi ribellavo. Il Signore mi mostrò tutto questo. Non appena mi permise di avere la mia professione, -e di conseguenza, iniziare ad avere un certo prestigio e anche il denaro-, il nome di Dio già mi stava stretto… Cominciai a sentirmi grande, senza avere mai per Lui una minima espressione di amore, o di gratitudine.
Essere riconoscente? Mai! Neppure un grazie per il nuovo giorno che mi donava, o per la mia salute, o per avere un tetto dove abitare…Oppure una preghiera di compassione per quei poveretti che non hanno casa, né di che mangiare…Niente!!! Ingrata al massimo! Oltre tutto, diventavo sempre più incredula nei confronti del mio Signore, mentre credevo in venere e mercurio per la fortuna, andavo ciecamente dietro all’astrologia, dicendo che gli astri dirigono la nostra vita. Cominciai a credere in tutte le dottrine che il mondo mi offriva. Credevo, per esempio, nella reincarnazione: mi convinsi che, semplicemente, si moriva e si ricominciava daccapo…e dimenticai di essere costata un prezzo di Sangue al mio Signore Gesù.
Il Signore continuò: “Tutto quello che avevi, non ti era stato dato perché lo avevi chiesto, ma era una benedizione che ricevevi dal Cielo: tu, invece, dicevi di aver ottenuto tutto da te, perché eri lavoratrice, lottatrice… Che ogni cosa l’avevi conquistata con le tue mani, e a forza di studiare. No! Guarda: quanti professionisti ci sono, più qualificati di te, che lavorano quanto o più di te?”
Il Signore mi fece l’esame dei 10 Comandamenti, mostrandomi quella che ero: che cioè a parole dicevo di adorare e amare Dio, ma al contrario adoravo satana. Nel mio ambulatorio, era solita venire una signora che leggeva le carte, e faceva delle magie per liberare da cattivi influssi, e io dicevo: “Non credo a queste cose… Ma faccia pure, perché non si sa mai…”. E lei faceva le sue diavolerie. In un angolo dove nessuno vedeva, mise un ferro di cavallo e una pianta di aloe, per allontanare la sfortuna, e altre cose del genere. Sapete cosa feci, permettendo questo? Aprii le porte ai demoni, perché entrassero a piacimento, e circolassero liberamente, allegramente, nel mio ambulatorio e nella mia vita. Guardate che tutto questo è vergognoso. Dio mi fece l’analisi di tutta la mia vita, alla luce dei 10 Comandamenti, mi mostrò quella che ero nei miei rapporti col prossimo, e con Lui. Criticavo tutto e tutti… E tutti puntava con l’indice, la “santa Gloria”...! Mi mostrò quando dicevo di amare Dio e il prossimo, ma al contrario ero molto invidiosa. Adesso vedevo che, quando ingannavo qualcuno o mentivo, era come spergiurare, perché nel momento in cui dicevo: “Sono cattolica”, dichiaravo che Gesù Cristo era il mio Signore e allo stesso tempo davo testimonianza di menzogna e inganno! Quanto male feci a tanta gente! Come del resto non fui mai riconoscente ai miei genitori, per tutto il loro sacrificio e l’impegno affinché potessi avere una professione e trionfare nella vita; per tutti i sacrifici e gli sforzi che fecero… Ma io non lo vidi, lo ignorai, e appena ebbi il mio lavoro, perfino loro diminuirono ai miei occhi: al punto di vergognarmi di mia madre, per la sua umiltà e povertà.
Gesù continuò, mostrandomi che sposa ero: passavo tutto il giorno a brontolare, fin dal risveglio. Mio marito mi diceva: “Buona giornata!”. E io: “forse lo sarà per te!! Guarda che pioggia!”. Sempre brontolavo e contraddicevo tutto.
…Quanto a santificare i giorni di festa? Che spavento! Che dolore sentii! Gesù mi fece vedere come dedicassi 4 e anche 5 ore al mio corpo con la ginnastica, e neanche 10 minuti al giorno per il mio Signore, né un ringraziamento, o una bella preghiera…no, niente! Anzi, a volte addirittura recitavo il Rosario cominciandolo a tutta velocità, durante l’intervallo della telenovela. Pensavo di riuscire a pregarlo mentre andava in onda la pubblicità. Iniziavo rapidamente, senza prestare attenzione a quello che dicevo, preoccupata piuttosto se la telenovela fosse già cominciata o no, e a che punto era arrivata. Insomma, senza elevare il cuore a Dio.
Gesù continuava a mostrarmi come non fossi per niente riconoscente nei Suoi confronti, e la pigrizia che avevo nell’andare a Messa. Quando ancora vivevo con i miei genitori, e mia madre mi obbligava ad andarci, le dicevo: “Ma, mamma, se Dio è dappertutto, che bisogno ho di andare in chiesa per la Messa?”. Chiaro, per me era molto comodo dire così… E Gesù me lo mostrò. Avevo il Signore 24 ore al giorno per me, tutta la mia vita Dio si prese cura di me, e io così pigra a dedicarGli un po’ di tempo la Domenica, a mostrarGli la mia gratitudine, il mio amore per Lui… Ma la cosa peggiore fu sapere che, frequentare la chiesa, significava andare a nutrire la mia anima. Io, invece, mi dedicai totalmente alla cura del mio corpo, divenni schiava della mia carne, e mi dimenticai di questo particolare: che avevo un’anima! E mai mi curai di essa.
Della Parola di Dio, dicevo perfino, sfacciatamente, che chi leggeva molto la Bibbia, diventava pazzo. Arrivai al punto d’essere blasfema, e l’incoerenza della mia vita mi portò a dire: “Ma quale Santissimo? E Dio sarebbe presente lì? Nella pisside e nel calice? ...I preti ci dovrebbero aggiungere acquavite, per dargli un buon sapore!”.
Fino a che punto arrivò il degrado della mia relazione con Dio! Lasciai la mia anima senza nutrimento, e come se non bastasse, non facevo altro che criticare i sacerdoti. Se voi sapeste, fratelli, come rimasi male riguardo a questo, davanti a Gesù! Il Signore mi mostrò come si ridusse la mia anima a causa di tutte queste critiche. Oltre tutto, pensate che dichiarai omosessuale un sacerdote, e l’intera Comunità lo venne a sapere… Non immaginate il male che feci a quel prete! No, non potete immaginarlo! Non posso raccontarvelo, perché sarebbe troppo lungo. Vi dico soltanto che, una sola parola, ha il potere di uccidere e distruggere le anime. Adesso vedevo tutto il male che avevo fatto!
La mia vergogna era così grande, che non ci sono parole per descriverla! Posso solo supplicarvi di non fare lo stesso: non criticate! Pregate! Vidi che le mancanze più gravi di cui si macchiò la mia anima, e che attirarono più maledizioni nella mia vita, furono il parlar male dei sacerdoti!

Segue

“Quando si vuol cercare la verità su una questione
bisogna cominciare col il dubbio.
(S. Tommaso d’Aquino)”

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