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Elizabeth Kùber-Ross Medico Psichiatra

Ultimo Aggiornamento: 26/04/2014 12:59
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30/12/2012 14:32
 
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L'incontro con la signora Schwarz
Dopo aver lavorato per molti anni con malati morenti e dopo avere imparato da loro che cosa è realmente la vita, quali sono gli impianti che si hanno o quando sembra ormai troppo tardi per averne, cominciai a chiedermi che cosa è realmente la morte.

Nel mio gruppo c'era una certa signora Schwarz fu la prima paziente che ci fece il resoconto di un'esperienza extracorporea, questo ci indusse a raccogliere esperienze analoghe in tutto il mondo, ora ne abbiamo oggi centinaia, dall'Australia alla California, tutti, hanno lo stesso denominatore comune, sono consci di disfarsi del proprio corpo fisico.

E la morte, così come la intendiamo noi nel linguaggio scientifico, non esiste realmente. Morire significa solo perdere il proprio corpo fisico, come la farfalla esce dal bozzolo. È una transizione a un alto stadio di conoscenza in cui si continua a percepire, a ridere, a capire, a crescere, e in cui l'unica cosa che si perde è qualcosa di cui non sia più bisogno, cioè, il nostro corpo fisico. È come mettere il cappotto invernale all'arrivo della primavera, sapendo che il cappotto è troppo logoro per indossarlo ancora, la morte, praticamente è così.

Nessuno dei pazienti che ha avuto questa esperienza ha mai più avuto paura di morire, nemmeno uno, molti dei nostri pazienti dissero anche altre, oltre alla sensazione di pace che tutti ebbero e oltre alla sicurezza di vedere senza essere visti, essi provarono anche una sensazione di completezza, ad esempio chi era stato investito da un'automobile e aveva perso una gamba sulla strada, una volta uscito dal corpo fisico le aveva entrambe al loro posto, una delle nostre pazienti perse la vista in un'esplosione di laboratorio, e appena uscì dal corpo riuscì a vedere e poter descrivere dettagliatamente l'incidente, e la gente che si era precipitata nel laboratorio. Quando fu riportata in vita era di nuovo completamente cieca, capite perché tanti di loro non vorrebbero essere riportati indietro, quando si trovano in un luogo tanto più splendido e prefetto?.

Abbiamo avuto il caso di una bambina di 12 anni che non voleva raccontare alla madre che bella esperienza fosse morire, perché nessuna madre vuole sentirsi dire dalla sua bambina che esistono luoghi più belli della propria casa, ed è anche comprensibile. Ma questa bambina aveva avuto l'esperienza così unica che voleva farne parte a qualcuno è un giorno si confidò con suo padre. Gli disse che morire era stato così bello che non avrebbe voluto tornare indietro. La cosa più stupenda, oltre all'atmosfera di amore e di luce, era il fatto che c'era suo fratello a sorreggerla con tenerezza e comprensione.

Dopo aver raccontato tutto questo a suo padre, ella aggiunse, l'unico problema è che io non ho un fratello, allora suo padre si mise a piangere, e confessò che c'era stato un fratello, ma che era morto prima che lei nascesse e non gliel'avevano mai detto.
Capite perché vi porto questi esempi? Perché molti dicono che questa gente realtà non era morta e al momento di morire naturalmente si pensa ai propri cari e si finisce per vederli, la bambina però, non poteva evocare un fratello di cui non conosceva l'esistenza.

Molti dicono che si tratta di proiezione di desideri, di saper morire disperato, solo, spaventato, così immagina di avere qualcuno che ama accanto a sé. Se ciò fosse vero il 99% dei miei bambini moribondi, che hanno cinque, sei o sette anni vedrebbero le loro mamme o i loro papà. Ma nessuno dei bambini, durante tutti gli anni in cui ho raccolto casi, vide la mamma o il papà in punto di morte, perché le mamme e i papà erano ancora vivi.

Ciò che le persone che si vedono in questi casi hanno in comune è che sono sicuramente morte prima di noi, anche se solo di un minuto, e che le abbiamo amate sinceramente. Ciò significa che molti dei miei bambini vedono Gesù. Un bambino ebreo non vede Gesù, perché un bambino ebreo in genere non ama Gesù non crede al Gesù, non conosce Gesù. Sono solo differenze religiose. Il denominatore comune è semplicemente l'amore autentico.

Finisco di raccontarvi la storia della signora Schwarz, voglio aggiungere che essa morì due settimane dopo che suo figlio ebbe finito la scuola, era stata una delle mie moltissime pazienti e sono certo glie l'avrei dimenticata se non fosse ritornata a farmi visita.

Cinque mesi dopo che era morta e sepolta, io ero un po' preoccupata, sono sempre preoccupata, ma quella volta era peggio del solito, il mio seminario sulla morte e il morire si stava deteriorando, il pastore col quale lavoravo se n'era andato, il nuovo pastore però teneva molto all'impatto con il pubblico e ricorreva spesso ai mass media. Ogni settimana dovevamo parlare delle stesse cose, perché il mio seminario era nel frattempo diventato quasi uno spettacolo famoso, io però non intendevo affatto continuare a portarlo avanti. Era come prolungare la vita quando non vale più la pena di viverla, e non ne valeva più la pena. Non era quello che volevo e decisi che l'unico modo per smetterla era di andarmene dall'Università di Chicago.

Mi si spezzava il cuore a pensarci, perché amavo quel lavoro, ma non nel modo di farlo. Così presi l'eroica decisione, lascerò l'Università di Chicago e oggi stesso, dopo il seminario sulla morte di morire ne darò la comunicazione.

Il pastore io avevamo una specie di rituale, dopo il seminario andavamo all'ascensore e, aspettando dell'ascensore arrivasse, finivamo di parlare dei nostri affari. Poi lui se ne andava e io ritornavo nel mio ufficio che era sullo stesso piano, in fondo a un lungo corridoio. Il guaio era che il pastore ci sentiva molto poco, per cui parlavo all'ascensore tentai tre volte di dirgli che stava a lui continuare il corso e che io me andavo, ma lui non mi udì e continuò a parlare d'altro.

Ero disperata e quando sono disperata divento molto energica, prima che arrivasse l'ascensore, il pastore era un omone mi decisi di afferrarlo per il colletto e gli dissi, lei ora si ferma qui un attimo, ho preso un'importante decisione lei deve conoscerla, mi sentivo quasi un'eroina per essere riuscita a fare una cosa simile, lui non dice una parola.

In quel momento una donna apparve davanti all'ascensore, io la fissa involontariamente, non so dirvi che aspetto avesse ma sapete di certo come ci si sente quando non si riesce a ricordare il nome di qualcuno che si sa di conoscere benissimo. Dissi al pastore, Dio mio chi è? Io conosco questa donna e lei mi sta fissando e aspetta per avvicinarsi a me che lei se ne sia andato. Era così impegnato a cercare di ricordare chi fosse la donna, che dimenticai che avevo afferrato il pastore per il colletto, la sua apparizione mi fece mollare la presa.

La figura della donna era trasparente, ma non abbastanza da permettermi di vedere bene, glielo dissi di nuovo al pastore chi fosse la donna, ma egli non rispose, così rinunciai a far domande. L'ultima cosa che gli dissi fu, accidenti, ora la raggiungo e le dico che proprio non ricordo il suo nome. Queste sono le mie ultime parole prima che lui se ne andasse.

Nell'attimo in cui lui entrò nell'ascensore, la donna venne direttamente verso di me e disse, dottoressa Ross, dovevo ritornare, le dispiace se vengo nel suo ufficio? Ci vorranno solo due minuti, e siccome lei sapeva dov'era mio ufficio e sapeva anche il mio nome, ero salva non dovevo confessare che non sapevo chi era. È stato il momento più difficile della mia carriera, sono una psichiatra, lavoro con gli schizofrenici e li amo. Ogni volta che nei pazienti avevano allucinazioni visive, io dicevo loro, so che lei vede la Madonna sul muro, ma io non la vedo. Questa volta dovetti dire a me stessa, Elizabeth so che vedi questa donna, ma è impossibile.

Riuscite a mettervi al mio posto? Per tutto il tragitto dall'ascensore al mio ufficio continuare a chiedermi se quello che vedevo poteva essere vero, mi dissi, sono stanca, ho bisogno di una vacanza, ho visto troppi schizofrenici, comincio ad avere delle visioni, se è reale del debbo poterla toccare, e infatti la toccai per vedere se la donna spariva a contatto e per sentire se la sua pelle era calda o fredda, fu il tragitto più incredibile della mia vita, durante il quale lo sapevo perché facevo quello che facevo. Ero nello stesso tempo una psichiatra e una paziente, non sapevo perché facevo quello che facevo chi pensavo che fosse. Respinsi anche il pensiero che potesse veramente trattarsi della signora Schwarz, che era morta e sepolta da mesi.

Quando raggiungemmo la porta del mio ufficio, lei me l'aprì come se io fossi un ospite in casa mia, l'aprì con incredibile gentilezza, tenerezza e amore e disse, dottoressa Ross, dovevo ritornare per due motivi, una per ringraziare lei e il reverendo Gaines per quello che avete fatto per me, ma il vero motivo per cui sono ritornata e per dirle di non sospendere questo lavoro sulla morte e il morire, non ancora.

La guardai, e non so cosa pensare, potrebbe essere la signora Schwarz, voglio dire che quella donna era sepolta da dieci mesi e io non credevo che fosse una cosa possibile. Finalmente andai alla scrivania e toccai tutto quello che era reale, toccai la penna, la scrivania, la sedia, sempre sperando che lei sparisse. Ma non sparì, stava la, e rivedere affettuosamente ma caparbiamente, dottoressa Ross, mi sente? Il suo lavoro non è finito, noi lo aiuteremo e le faremo sapere quando sarà il momento, ma non smetta adesso, lo prometta, il suo vero lavoro è appena cominciato.

Pensai: mio Dio, nessuno mi crederebbe se lo raccontassi, nemmeno il mio amico più caro. Non sapevo ancora che lo avrei raccontato a centinaia di persone.

Allora la scienziata che è in me prevalse, e le dissi una grossa bugia, lei sa che il reverendo Gaines è in Urbania ora, dissi: gradirebbe avere due parole da lei, le dispiace?, E le diedi un pezzo di carta una matita, capitemi bene, non avevo intenzione di mandare nulla al mio amico, ma mi occorreva una prova scientifica. In altre parole chi è sepolto non può scrivere lettere, e questa donna, col più affettuoso dei sorrisi, poiché consapevole di quello che stavo pensando prese la carta e scrisse la nota che naturalmente abbiamo messo in cornice sotto vetro e conserviamo come un tesoro, poi disse, ma senza muovere le labbra, contenta ora?.

La guardai e pensai, non potrò mai raccontarlo a nessuno, ma ci credo. Poi lei si alzò, pronta ad andarsene e ripeté: dottoressa Ross, prometta, e intendeva che non dovevo sospendere il mio lavoro, dissi: prometto, e appena ebbi promesso scomparve. Conserviamo ancora il suo scritto.

Quello che abbiamo saputo dai nostri amici trapassati, dalle persone che sono ritornate per raccontarci, è che ogni essere umano, dopo questo trapasso del quale, pace, giustizia, interezza e amore,, ogni essere umano si troverà davanti qualcosa di molto simile a uno schermo televisivo, nel quale si avrà l'opportunità non di essere giudicati da un Dio giudicante, ma di giudicarsi da sé, riferendo ogni singola azione, ogni parola, ogni pensiero della nostra vita. A seconda di come avremo vissuto assegneremo noi stessi l'inferno o il paradiso.

“Quando si vuol cercare la verità su una questione
bisogna cominciare col il dubbio.
(S. Tommaso d’Aquino)”

www.esserecattolici.it
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