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I sogni, tra mito e realta

Ultimo Aggiornamento: 28/02/2013 17:50
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28/02/2013 17:50
 
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Parte I
Per i popoli antichi erano lo strumento privilegiato per accedere ad una dimensione divina o per comunicare con l’aldilà, per illustri studiosi e rinomati artisti hanno rappresentato spesso una preziosa fonte d’ispirazione, per altri sono veicolo di premonizioni. Ma cosa sono i sogni? A cosa servono? E quanto ne sappiamo al giorno d’oggi grazie alla tecnologia che abbiamo a disposizione?

É stato calcolato che gli esseri umani trascorrono circa 6 anni della loro vita a sognare (più o meno 50 mila ore), facendo del sogno una delle attività messe in atto più frequentemente dalla nostra mente, inferiore come durata solo al ragionamento e al sonno profondo. Generalmente, delle 8 ore che trascorriamo dormendo, circa 2 ore sono caratterizzate da sogni di varia natura.

Da ciò si evince che i sogni debbano rivestire una funzione evolutiva e adattiva molto importante, seppur ancora sconosciuta, sia per il nostro cervello e sia per il nostro organismo, tanto che solo il 5% delle persone riferisce di non aver mai sognato.

Agli inizi degli anni ’50 gli studi sui sogni si concentrarono principalmente sulla misurazione dei meccanismi fisiologici del sonno, e Dement fu il primo a ipotizzare che durante il sonno i muscoli del corpo si bloccassero a differenza di quanto accadeva con il cervello, che invece continuava la sua attività, proprio come avviene nello stato di veglia.

Uno dei contributi più importanti alla ricerca sui sogni fu quello fornito nel 1953 da Aserinsky, il quale, utilizzando un poligrafo per misurare le onde celebrali di alcuni dormienti, si accorse che in alcune fasi del sonno, nonostante le palpebre fossero chiuse, gli occhi si muovevano rapidamente, con un corrispondente aumento dell’attività celebrale. Aserinsky aveva scoperto il sonno REM, ossia quella fase del sonno caratterizzata dal movimento rapido degli occhi (Rapid Eye Movement). Durante questa fase, in cui il resto del corpo rimane immobile come se fosse paralizzato, le persone riescono a ricordare con maggior facilità di aver sognato, a differenza di quanto accade durante il sonno non-REM. La percentuale di sonno REM negli adulti è pari a circa il 25%, mentre nei neonati arriva fino al 70%.

Prima di questa importante scoperta, i sogni erano divenuti oggetto d’interesse della psicoanalisi, tanto che Freud era convinto che l’attività onirica, attraverso il proprio linguaggio simbolico, permettesse all’inconscio di esprimere senza censura una serie di impulsi e desideri proibiti (per lo più di natura sessuale). Per Jung, invece, il sogno poteva riferirsi simbolicamente oltre che all’inconscio soggettivo dell’individuo, anche all’inconscio collettivo, attraverso episodi onirici che si verificavano durante i periodi più significativi della vita di una persona.

Successivamente, nel 1976 Hobson e McCarley proposero la teoria secondo la quale i sogni sono delle tipologie di segnali frutto di alcuni impulsi nervosi del tutto causali, ai quali il cervello assegna un significato fortuito.

Negli ultimi anni la ricerca sui sogni si è avvalsa dell’uso delle tecnologie tanto che stando a quanto emerso da uno studio condotto da alcuni scienziati del California Institute of Technology di Pasadena (Usa), guidati da Moran Cerf e recentemente pubblicato sulla rivista statunitense “Nature“, sarebbe possibile registrare e visualizzare i nostri sogni, trasformando in immagini visibili ciò che stiamo pensando e fantasticando in quel determinato momento

Inoltre, da un ricerca condotta su 1100 soggetti e pubblicata sul Journal of Personality and Social Psychology, è emerso che i nostri sogni sono fortemente influenzati dalle nostre credenze e dai nostri desideri e sono in grado di indirizzare notevolmente il nostro comportamento futuro. Gli esperimenti condotti durante questa ricerca hanno evidenziato come le nostre credenze siano in grado di influenzare anche il grado di importanza che attribuiamo al sogno: se ciò che stiamo sognando risulta essere congruente con ciò che pensiamo, tendiamo a ricordarlo, altrimenti possiamo dimenticarlo con molta facilità.

I sogni sono classificabili in diverse tipologie:

gli incubi, i sogni bizzarri, i sogni premonitori, i sogni ricorrenti, i sogni interrotti, i sogni lucidi.

Gli incubi sono dei sogni caratterizzati da visioni notturne spaventose che turbano notevolmente la persona fino a terrorizzarla. In tal caso l’inconscio utilizza la paura per focalizzare la nostra attenzione su qualcosa che deve essere portato alla luce e affrontato. Gli antichi Greci ritenenvano che fossero indotti dal dio Phobetor, mentre i sogni bizzarri, ossia quei sogni caratterizzati da situazioni paradossali e irreali, erano indotti sempre secondo la mitologia greca dal dio Phantasos,

Si è sempre creduto che gli incubi servissero per scaricare le ansie, lo stress e a volte le paure vissute durante la quotidianità. Tuttavia, una recente ricerca condotta su 624 adolescenti e pubblicata sulla rivista Dreaming, dimostrerebbe il contrario: sarebbero gli incubi notturni a provocare ansia e stress che vengono poi smaltiti durante la mattina successiva.

I sogni premonitori sono quei sogni che sembrano mostrarci degli eventi che accadranno in un futuro prossimo o lontanto, e possono riguardare il sognatore in prima persona, persone a lui care, o persino individui sconosciuti. In realtà questa tipologia di sogni è caratterizzata dalla presenza di elementi legati alla vita quotidiana, che successivamente trovano un effettivo riscontro nella realtà. In sostanza si tratta di sogni in cui rielaboriamo, soprattutto dal punto di vista emotivo, alcune situazioni reali che potrebbero accadere e che durante la giornata hanno già catalizzato la nostra attenzione, destando in alcuni casi ansia e preoccupazione.

I sogni premonitori sono da distinguere dai déjà vu, consistenti invece nella sensazione di aver già vissuto un’esperienza che invece si sta verificando in quel preciso istante. Il déjà vu è un fenomeno molto diffuso, tanto che da una ricerca effettuata nel 2003 dallo psicologo Allan Brown della Southern Methodist University, è emerso che ben il 60% della popolazione riferisce di aver avuto nella propria vita almeno un’esperienza di questo genere. Tra le tante ipotesi formulate in merito, ce n’è una secondo cui i déjà vu sarebbero delle reminiscenze incomplete dei sogni. In sostanza si ipotizza che essi siano dei residui lasciati dai sogni all’interno della memoria a lungo termine, e in funzione di ciò i déjà vu si configurerebbero come dei ricordi sbiaditi di alcuni sogni non completamente dimenticati, caratterizzati dalla presenza di elementi in comune con l’esperienza reale.

I sogni ricorrenti sono caratterizzati da una scena onirica che si ripresenta costantemente a distanza di tempo. In tal caso si ipotizza che il sogno sia legato a qualche avvenimento della vita reale particolarmente intenso, tanto da suscitare nella persona una forte reazione emotiva. Per capire quale sia l’evento collegato occorre focalizzare l’attenzione sulla simbologia della scena onirica che tende a ripresentarsi costantemente con qualche piccola variazione.

I sogni interrotti sono quelle tipologie di sogni che interrompiamo all’improvviso perchè svegliati da un rumore o da uno spavento legato anche al sogno stesso. In questo caso, se riusciamo a riaddormentarci con tranquillità e se l’interruzione è avvenuta durante la fase REM, molto probabilmente riusciremo a riprendere il sogno da dove lo avevamo interrotto. A volte può inoltre accadere di sognare di essere in un sogno, avvenimento raro, ma comunque possibile.

Infine ci sono i cosiddetti sogni lucidi, che recentemente stanno suscitando un grande interesse, e caratterizzati da episodi onirici in cui il soggetto è cosciente di star sognando.

Tuttavia, l’argomento dei sogni lucidi sarà trattato nel prossimo articolo, dove verranno descritte alcune tecniche per indurre, controllare e ricordare questa tipologia di sogni, e dove saranno esposte le varie ipotesi riguardanti la funzione che i sogni possono rivestire rispetto al nostro benessere psico-fisico (…).
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Riferimenti bibliografici

Aserinsky E., Kleitman N., (1953). Regularly occurring periods of eye motility, and concomitant phenomena, during sleep. Science 118 (3062), 273-274.

Morewedge C. K., Norton M. I., (2009). When Dreaming Is Believing: The (Motivated) Interpretation of Dreams. Journal of Personality and Social Psychology, 96,(2).

Roberts J., Lennings C. J., Heard R., (2009). Nightmares, life stress, and anxiety: An examination of tension reduction. Dreaming, 19(1), 17-29.
Articolo di
Giulio Caravella
Tratto da
www.psicozoo.it/2011/05/28/i-sogni-tra-mito-e-realta-cosa-sono-e-a-cosa-servono-i%C2%B...
Franco

“Quando si vuol cercare la verità su una questione
bisogna cominciare col il dubbio.
(S. Tommaso d’Aquino)”

www.esserecattolici.it
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