16.05.2011.
Olympic migliore e vincente in casa.
I friborghesi riducono lo scarto nella serie della finale dei playoff con il Lugano. Si continua.
Mercoledì i Tigers di Whelton avranno ancora la possibilità di conquistare il titolo prima di gara 5.
di Dario ‘Mec’ Bernasconi.
L’Olympic tiene vivo il campionato vincendo gara 3 della finale e si porta sull’1- 2, dopo una partita intensa, ricca di alti e bassi e che, alla fine, ha premiato la squadra che ha giocato meglio. Si potrebbe dire, di squadra e lo si nota nei punti usciti dalla panchina, esattamente come in gara 2, ma a squadre invertite. Con i 14 punti di Williams e di Buscaglia, l’Olympic raccoglie di più dei 3 di Mladjan, i 2 di Sanders, i 4 di Angley e Schneiderman. Insomma, se i due quintetti iniziali riescono a dare maggior peso al Lugano, 72-65, non bisogna per questo dire che la gara si è persa per questi motivi.
Ci sono stati troppi errori individuali, canestri sbagliati e palle perse in modo banale, qualche giocata senza logica, vale a dire con la squadra fuori equilibrio. Eppoi una difesa che è stata troppo lenta nelle rotazioni, come sui quattro canestri consecutivi di Quidome dalla linea dei liberi che hanno segnato il terzo quarto. Ma ad uccidere la gara sono state le tre triple di Williams dagli spogliatoi che hanno scavato il +11 per l’Olympic a 2’30” dalla sirena finale.
A nulla è valso il timeout di Whelton per cercare l’ultima riscossa, perché l’Olympic ha saggiamente controllato il gioco, ha colpito dalla lunetta sui falli sistematici e ha chiuso da vincente, nel tripudio degli oltre 2’000 presenti.
La partita si mette subito bene per i bianconeri, che scappano avanti a +8, dopo le schermaglie iniziali. Buona difesa e attacco funzionale con tutti a canestro: il secondo fallo di Abukar al 7’ è una mazzata, non per la squadra quanto per il giocatore da un punto di vista mentale. Whelton e Leyrolles operano cambi, il Lugano scappa a +13, 13 a 26 e le cifre sono chiare: 5/16 al tiro per l’Olympic, 10/15 per il Lugano.
Nel secondo quarto i bianconeri tengono a distanza i burgundi, 20-33 al 3’. Time out di Leyrolles a cui ne fa seguito uno di Whelton: l’Olympic cambia marcia, Esterkamp suona la sveglia con una tripla, lo seguono Smith, 9 punti e Holland, il Lugano arranca perché perde tre palloni consecutivamente: 15-4 di parziale per i padroni di casa che mettono a quota 41 la parità di metà gara: si rovesciano le statistiche al tiro con 10/19 per l’Olympic e 5 su 10 per i bianconeri.
Nel terzo quarto, sul 3° fallo di Holland, il Lugano scappa a +6, ma l’Olympic c’è e Quidome firma 11 punti nel quarto, grazie a una difesa troppo lenta. Ma i margini sono stretti, una a un tiro dall’altra. E il quarto di chiude sul 62 a 61, con due volte un 2+1 di Abukar negli ultimi minuti.
Nell’ultimo quarto, quando ci si aspetta il solito rush finale dei bianconeri, ecco invece l’allungo burgundo firmato dalla lunga distanza da Quidome e Williams (2): 77 a 68 al 33’. Il Lugano arranca, non trova soluzioni logiche e la terza tripla di Williams da 9 metri, in pratica uccide gara: 82 a 70 all’ottavo. Sui falli tattici Buscaglia mette sei liberi e game over. Tutto da rifare, mercoledì alle 19.00 in diretta tv.
Due postille. Una riguarda i singoli giocatori: in casa Olympic, Esterkamp, dopo aver tirato la carretta per due quarti, è sparito in attacco, zero punti nel secondo tempo. Anche Smith ha lasciato la scena con due sole conclusioni negli ultimi due quarti. Kazadi non è uscito dal bozzolo per tutta la gara, anche per la buona difesa su di lui.
In casa bianconera un solo tiro, una rarità, per Mladjan: fuori gara Sanders, impreciso Schneiderman. Abukar si è un po’ perso nel secondo quarto, ma si è poi ripreso nel secondo tempo (13 punti): ondivago (eufemismo) Efevberha, più che discreto ai rimbalzi, ha messo due conclusioni su 8 nel secondo tempo, zero punti nell’ultimo quarto. Bene, per contro, Stockalper e Draughan, sia in difesa che in attacco, gli unici ad avere, con Abukar, un buon voto.
La seconda postilla riguarda le designazioni arbitrali: non credo sia logico che sia stato designato Musard, dopo la diatriba con rapporto al coach Leyrolles, sul quale pende un ricorso (decideranno a metà agosto!). Mentre Leyrolles se ne può stare in panca, l’arbitro è in campo e deve decidere. Con tutta la buona volontà, è difficile pensare che non sia condizionato da questi fatti e alcune fischiate, come i primi due falli su Abukar (il primo inesistente e comunque ben dopo che il tiro era stato scoccato), hanno pesato molto, soprattutto nella testa del giocatore, “togliendolo” dalla gara per oltre un quarto. A volte le gare cambiano anche per questi elementi sottili, dettagli quasi impercettibili, dove poi la testa fatica a governare le gambe e le braccia. Nel caso degli arbitri, la bocca che soffia nel fischietto.
Chiudiamo con i coach: abbattuto ma lucido Whelton: «Abbiamo fatto errori molto stupidi in più occasioni: le cinque palle perse, nel secondo quarto, hanno favorito il loro rientro in partita. Loro hanno meritato di più e hanno vinto».
Troppo molli? «Sì, non mi è piaciuta la difesa, non mi è piaciuto l’attacco. Quando non giochiamo con la testa finisce sempre così. Spero che per mercoledì le cose tornino a funzionare: non puoi giocare bene solo una parte della gara e la colpa non è certo solo di chi è uscito dalla panchina, sia chiaro».
Leyrolles è ovviamente felice: «Risalire, dopo i primi 10 minuti, non era scontato. Poi abbiamo trovato una maggior coesione, un Quidome veramente super e, nel finale, un incredibile Williams al tiro. Ma tutti hanno fatto la loro parte. Ci rivediamo mercoledì e poi vedremo di ripeterci: è una vittoria che premia quanto fatto finora e sono molto contento per tutti quanti. Sarà importante non fermarci qui».
Già, per Buscaglia e compagni o dentro o fuori, per un’altra volta, sarà la penultima o l’ultima?
BY