Licantropo

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Mixer84
00venerdì 19 ottobre 2007 11:10
Secondo la leggenda, il licantropo è un uomo condannato da una maledizione che, ad ogni plenilunio, inizia a ricoprirsi di peli e a munirsi di zanne, fino a diventare un vero e proprio lupo feroce, pericoloso e aggressivo. Nella narrativa, generalmente lo si può uccidere solo con un'arma d'argento (in quanto la sua purezza è in contrasto con tutto ciò che è corrotto), ma questo elemento manca nella tradizione popolare. Secondo alcune interpretazioni, il licantropo non sarebbe in grado di trasmettere la propria "malattia" ad un altro essere umano dopo averlo morso, mentre in altre sì.

La trasformazione dell'uomo in lupo è solitamente un evento incontrollabile legato all'influsso della luna piena. In queste notti l'uomo si trasforma in mostro ululante e compie efferati delitti. Spesso, l'uomo affetto da licantropia è la prima vittima della sorte: non può controllare l'emergere delle caratteristiche bestiali, è consapevole delle atrocità che compie ma non può far nulla per impedirle. Sono state documentate delle anomalie comportamentali che spingono alcuni individui a comportarsi come licantropi. Questi comportamenti, piuttosto rari, avvengono di solito in coincidenza con il plenilunio.
In termini psicologici, indica un particolare stato mentale in cui il soggetto viene affetto da pazzia, confusione, delirio e perdita di memoria. In tale stato, si getta a terra, ulula, ringhia come un lupo. Nei momenti di massima crisi, la forza aumenta in modo innaturale, e si diventa pericolosi in quanto si cerca di graffiare e mordere chiunque capiti a tiro.
Recentemente, si è scoperto che tali comportamenti sono più frequenti nei mesi in qui la luna è piena, ed esercita un maggiore magnetismo sulla terra. Già da tempo si sapeva che la luna ha effettivamente delle ripercussioni sugli esseri viventi e sugli elementi. Basti pensare alle maree, al rilascio di sperma e uova nel mare da parte dei polipi, alla fioritura di certi fiori, e anche della maggiore vitalità degli esseri umani. Molti sono anche le varie superstizioni sulla luna, come ad esempio il taglio della legna, la maggiore crescita e robustezza dei capelli, la maggiore aggressività dei disturbati mentali. Molte di queste credenze sono semplici superstizioni, ma altre sono provate scientificamente.
Per ciò che concerne la presenza del termine “licantropia” nella cultura medica difatti, è interessante notare che il fenomeno, inteso come malattia mentale, era noto già da tempi antichissimi: nel secondo secolo d. C. Marcello di Side e C. Claudio Galeno la consideravano infatti una forma di “melanconia cerebrale”. Attualmente i comportamenti licantropici sono ascritti a diversi disturbi psichici. Spesso vengono spiegati come una forma di sdoppiamento della personalità, che induce coloro che ne sono affetti ad andare in giro di notte a comportarsi come lupi. Questa malattia mentale può aver contribuito alla nascita delle leggende sui lupi mannari, così come i comportamenti di persone affette da delirio, da crisi epilettiche o da forme spettacolari di rabbia. Nel 1949 venne arrestato a Roma un uomo che abbaiava alla luna e si comportava esattamente come un lupo: era affetto da isteria. Alla base di comportamenti licantropici possono essere chiamate in causa anche malattie di natura non neuro-psichiatriche, come l’ipertricosi, che determina la comparsa di un folto pelo sul volto, e la porfiria, responsabile di fotofobia, arrossamento di unghie e denti, e macchie cutanee.

Riguardo all’etimologia del nome, il termine “lupo mannaro” deriva dal latino “lupus homenarius”, vale a dire “lupo che si comporta come un uomo”. Nell’antica Roma i lupi mannari venivano chiamati “rovesciapelle” poiché si pensava che crescesse loro il pelo all’interno, e quindi che dovessero rivoltare la propria pelle per poter compiere la trasformazione. Più incerta l’etimologia del francese “loup-garou”: i più rintracciano nel termine “garou” una radice che significa “uomo”. Palesi invece le derivazioni dei termini inglese e tedesco “werewolf” e “werwulf”: la radice indoeuropea “wer” è la stessa da cui deriva il latino “vir”, “uomo”. Altrettanto chiare le derivazioni nelle lingue slave: il polacco “wilkolak”, il russo “volklak”, il bulgaro “vulkolak”, lo sloveno “volkodlak”, e così via. In tutte queste aree linguistiche e geografiche, il termine indica un essere umano che, per diversi motivi, assume forma e comportamento di lupo, dandosi a stragi sanguinose e abbandonandosi ad atteggiamenti di cannibalismo. E’ invece nei rituali sciamanici delle culture nomadi paleolitiche che gli antropologi rintracciano le radici del termine “licantropia”. Se infatti l’etimologia vuole il termine come sinonimo di lupo mannaro, lycos=lupo e antropos=uomo, il suo significato è un altro: ovvero la capacità, da parte di esseri umani, di trasformarsi, in determinate condizioni, nell’animale totemico, ovverosia rappresentativo e protettivo della tribù. In Europa primeggiano il lupo e l’orso, in certe zone dell’Africa - Abissinia, Sudan, Nubia - l’animale mannaro è la iena, nell’Africa Centrale, gli stregoni si trasformano in leoni e leopardi. A lungo gli Inglesi lottarono contro i “Mau-Mau”, uomini-leone, e si ha notizia anche di uomini-pantera, uomini-caimano, uomini-scimpanzè. Nell’America Settentrionale la belva scelta per la trasformazione è ancora il lupo. Una tribù pellerossa, i “Pawnee”, si auto definiva “stirpe di lupo” e, cacciando i bisonti, ne indossava la pelle e ne imitava la tecnica. I giovani erano condotti a spiare i lupi, per impararne il modus vivendi. Al Centro e al Sud ci si rivolgeva invece al giaguaro. L’Asia è il regno della tigre. Anche in Cina appaiono le trasformazioni in tigre, pur se non mancano, secondo le regioni, altri animali, fra cui il topo e la scolopendra. La volpe è presente soprattutto in Giappone, e non sempre peraltro agiscono in senso malefico. Nella regione di Ninko, si dice che donne-volpi, possano entrare in famiglie umane, sposarsi, e portare fortuna a chi le ha accolte.

Il mito dell'uomo che si trasforma in lupo o viceversa è antico e presente in molte culture. La prima leggenda europea racconta di Licaone (il primo lupo mannaro, da lui discendono tutti gli altri), un re greco. La vicenda di Licaone è narrata da Ovidio ne Le metamorfosi. Si racconta che Licaone era ricco e malvagio, Zeus avendo udito dei terribili riti che si facevano in Arcadia, avesse voluto andare a controllare sotto false spoglie. Un giorno giunse davanti alle porte del palazzo di Licaone in forma di un povero mendicante, dicendo di essere il dio supremo e gli chiese ospitalità. Licaone acconsentì, ma sospettò l'inganno, e volle mettere alla prova Giove. L'indomani, Licaone, servì a tavola la carne di uno schiavo da lui precedentemente sgozzato e squartato (secondo altre fonti servì addirittura le carni del suo stesso figlio), e attese che Giove mangiasse. Però Giove scoprì l'inganno, e infuriato fece cadere il castello di Licaone, schiacciando tutti i suoi servi e tutti i suoi guerrieri. Solo Licaone rimase vivo, ma per punizione Giove lo trasformò nella bestia che più gli si addiceva: un lupo enorme e ferocissimo, ma restò in possesso delle sue facoltà mentali e decise di vendicarsi di Giove.
Una notte Licaone scalò il monte Olimpo, e si introdusse di soppiatto nella camera dove Giove dormiva, con in mano una scure. Ma Giove si svegliò appena prima che la scure lo colpisse e condannò Licaone, che d'allora in poi avrebbe dovuto vagare per sempre tra i boschi e le campagne in forma di bestia, divorando gli umani.

La consuetudine di ricoprirsi con pelli di animali per cammuffarsi e per assomigliare a loro si riscontra in molte civiltà primitive. Il licantropo o l'uomo lupo risentono e partecipano di tutte queste antiche radici. L'uomo ha sempre invidiato il lupo. Anticamente era il principale rivale nella caccia, e l'uomo lo invidiava e adorava per le sue capacità. Il lupo poteva avvalersi di zanne, artigli, capacità di vedere nel buio, potenza. Tutte qualità che l'uomo aveva in misura molto minore. Allora, prima della caccia, gli sciamani si vestivano con pelli di lupi, assumevano droghe allucinogene e cercavano di entrare in contatto con gli spiriti, che altri non erano se non i lupi. Tramite questo rito, gli sciamani, infondevano potenza e maggiori capacità percettive nei cacciatori che stavano per partire. Così gli uomini partivano a caccia sotto gli occhi dei lupi che stazionavano lì intorno.
Gli sciamani usavano sempre nei loro riti degli animali totem, che servivano a proteggere la comunità e a darne sostegno. Per i cacciatori nomadi dell'Asia centrale, questo animale era il lupo; per altri popoli, era un altro animale, come giaguaro, orso, e altro ancora.
Con l'evoluzione culturale e religiosa, l'uomo, ha associato il lupo a spirito psicopompo, cioè una creatura che giuda le anime nell'Aldilà. Un canto funebre molto antico, è quello dei rumeni: "Il lupo apparirà davanti a te…prendilo come tuo fratello, perché il lupo conosce l'ordine delle foreste…egli ti condurrà per via piana verso il Paradiso…"
Oppure ancora la descrizione di una statua simboleggiante il Tempo. Essa rappresentava un mostro con tre teste: quella al centro era di leone, e rappresentava il presente, le altre due erano di lupo, e simboleggiavano il passato e il futuro, ovvero le cose che abbiamo dimenticato, e quelle che ancora non conosciamo. Ora il lupo è inserito anche nelle correnti di pensiero e della filosofia.

Nell'antica Roma, il dio Luperco era protettore dei greggi, e le feste tenute in suo onore (i lupercali), vedevano sacerdoti correre nudi con indosso pelli di lupo e in mano un coltello insanguinato, col quale passavano la lama sulle fronti degli adolescenti. Probabile riproduzione simbolica dei sacrifici umani.
Nella cultura delle stirpi d’origine indo-europea, le urne funerarie erano in forma di testa di lupo nelle quali i primitivi popoli custodivano le ceneri dei defunti. Per le popolazioni non stanziali legate indissolubilmente alla caccia, il lupo rappresentava “il” rivale per antonomasia: un competitore che, nella medesima nicchia ecologica, perseguiva le stesse prede, un avversario più veloce e più forte, dotato di sensi sovrumani e “armato” dalla natura in modo terribile. Per riuscire nella caccia, si doveva perciò ingraziarsene lo spirito: il che, nelle culture sciamaniche, avveniva per via imitativa: vale a dire, facendosi “invasare” dal Dio della Bestia sino ad assumerne i poteri, il comportamento, perfino l’aspetto. Della funzione totemica del lupo presso le genti indo-arie si ha traccia nelle infinite leggende che nacquero quando le religioni virili, “solari” e d’impianto sciamanico da loro portate, vennero a scontrarsi e fondersi con le religioni femminili, “lunari”, e basate su riti della fertilità adottate dalle popolazioni europee autoctone che subirono l’invasione dei nomadi provenienti dalle steppe asiatiche, agli albori dell’Età del Bronzo.

L’antica sovrapposizione di queste due culture si rivela nei miti che vedono il lupo come animale propiziatore delle fecondazioni. Il mito greco si avvale di figure quali Latona, che, tramutatasi in lupa, generò le divinità legate al Sole e alla Luna, ovvero Febo e Artemide, e Licaone, capostipite dei Pelasgi, trasformato in lupo da Zeus. “Figli dei lupi” si proclamavano tanto i Sabini quanto i Celti: ed è per questo forse che ad una lupa venne affidata la protezione dei due divini gemelli, Romolo e Remo, fondatori dell’Urbe. Secondo Diodoro Siculo, Osiride rinasce sotto forma di lupo, e persino nella cultura mongola il Lupo Celeste è genitore di Eroi, l’ultimo dei quali fu Gengis Khan. Probabilmente risale a questo periodo l’associazione più intima tra lupo e luna piena. Oltre al naturale fascino che da sempre l’astro esercita sull’animale, la luna, con i suoi cicli, rappresenta fedelmente il ciclo ovulatorio femminile: entrambi sono di 28 giorni, entrambi prevedono più fasi e inoltre il parto avviene spesso durante la luna piena o in coincidenza con lo scadere di una fase lunare. Non dobbiamo dimenticare che fino all’avvento del calendario solare, il tempo era scandito dai cicli lunari, e sui moti del satellite terrestre gli uomini basavano tutti gli eventi della loro vita. Persino le culture sciamaniche si basavano sulla luna, il cui ciclo durava quattro volte 7: numero considerato magico per antonomasia. Successivamente la figura dello spietato cacciatore viene accomunata con quella dell’animale iniziatico, ovvero rivelatore di conoscenze occulte, l’immagine del lupo viene così connessa a quella della sapienza. D’altronde nel nome del lupo è insita la radice “lyk -”, che è la stessa da cui deriva il nome luce (lux): la creatura che vede al buio è dunque anche quella che dissipa le tenebre. “Lykaion”, territorio del lupo, era chiamato il bosco sacro che circondava il tempio di Febo ad Atene, Aristotele usava tenervi le sue lezioni, ed è questa l’origine del termine “liceo”. Nel passaggio dalle culture nomadi e cacciatrici a quelle stanziali e agricole, muta radicalmente il modo di considerare il lupo. Se il cacciatore ha bisogno dello spirito del predatore che lo guidi ad uccidere, il contadino deve invece proteggere le greggi da chi vuole cibarsene. Il sacrificio in onore del lupo, da propiziatorio si trasforma in scongiuro: non si prega più perché il Grande Predatore intervenga, ma perché stia lontano. Le cerimonie sacrificali, il più delle volte con vittime umane, celebrate in onore del lupo, assumono valenze sinistre.

Lo Sciamano lascia il posto allo Stregone, in contatto per via diabolica con le istintualità più perverse. Il potere della licantropia, ovvero la capacità di riprodurre le caratteristiche dell’animale totemico, diventa segno di una punizione divina o frutto di un’alleanza con i poteri delle tenebre. Quanto al lupo, da animale propiziatorio, assume - e non le perderà più - le caratteristiche di mostro antropofago, di belva feroce generata dalle tenebre e di creatura infernale. Da psicopompo si fa guardiano del regno dei morti: Cerbero, secondo alcuni, è un lupo a tre teste, Ade porta un elmo di pelle di lupo che lo rende invisibile, e lo stesso valeva per Ajta il Dio etrusco del mondo sotterraneo, nell’antico Egitto il Dio Ap-uat, che traghettava le anime nell’aldilà, aveva aspetto di lupo. Presso i Celti il lupo è necrofago, e lo si dipinge seduto sulle zampe posteriori, nell’atto di divorare un morto. Viene esaltato al contempo il carattere di feroce combattente del lupo, che già i Greci associarono ad Ares, Dio della Guerra, un tema che ebbe la sua diffusione più ampia soprattutto fra le genti nordiche. Nelle sperdute e gelide lande del nord, dove si odono leggende sui lupi Freki e Geri, accompagnatori di Odino, e sul terribile Fenrir, figlio di Loki, che nel Ragnarok (la battaglia finale) divorerà l’intero universo, i temuti “Ulfhedhnir” o “berserk” rappresentano un chiaro esempio di poteri sciamanici mutati in chiave guerriera. Questi esaltati lottatori “dalla casacca di pelle di lupo”, una volta invasi dallo Spirito del Lupo, acquisiscono infatti forza e resistenza sovrumane, ignorano dolore e paura, e compiono atti prodigiosi. Loro caratteristica è la furia cieca, incontrollabile, rivolta contro chiunque, anche i parenti e gli amici. L’importanza che il lupo rivestiva presso le popolazioni germaniche è visibile anche durante l’entrata dei barbari in Italia. I Longobardi, ad esempio, invasero l’Italia sotto il segno del lupo, simbolo di forza e di ferocia, sempre ben evidente nei loro nomi, sui loro scudi e sulle loro insegne di guerra. Lupo venne chiamato un importante duca longobardo del Friuli del 663 d.C. e un altro a Spoleto nel 750 d. C. Con la conversione dei Vichinghi al cristianesimo questi impavidi guerrieri perdono l’aura di orrore sacrale, per assumere sempre più il carattere della maledizione diabolica, o del frutto di una mercificazione con le Potenze Infernali. La Chiesa si dimostrò particolarmente impietosa nei confronti del lupo: probabilmente ciò è dovuto da una parte al fatto che il cristianesimo fu l’elaborazione di un popolo prevalentemente dedito all’esercizio della pastorizia, attività che vedeva nel lupo il suo primo avversario, e dall’altra all’identificazione dell’Impero Romano con il lupo, società che fu ben poco tollerante con i primi cristiani. All’epoca della “caccia alle streghe”, nell’Europa cinquecentesca, la figura del lupo mannaro era ormai inestricabilmente legata con quella dello stregone, schiavo del demonio: sotto questa forma, infatti, streghe e stregoni erano soliti recarsi al Sabba infernale (nella mitologia germanica, convegno di streghe e demoni che si svolgeva nella notte del sabato).

Con l'avvento del cristianesimo, nasce la figura del lupo come animale infernale, antropofago e malvagio. Nel cosiddetto "Autunno del Medioevo", ogni cosa era peccato, tutto era visto come ignobile, e l'unica salvezza era la preghiera e il perdono di Dio. Era Satana che aveva mandato i lupi, e di conseguenza i licantropi. Il potere della metamorfosi da uomo in bestia, viene visto come un castigo divino, o come una conseguenza di un patto fatto con Satana, o all'assunzione di filtri magici. Ed è la caccia alle streghe. E, ovviamente, ai lupi mannari.
Pochi sanno che furono condannati a morte una quantità enorme di uomini e donne, anche con problemi mentali o malattie della pelle. Una quantità seconda solo a quella delle presunte streghe. Venivano accusati di essere licantropi gli allucinati, i dementi, gli emarginati, gli affetti da ipertricosi (malattia della pelle che fa crescere in modo sproporzionato i peli del corpo), e la gente mal vista. Venivano accusati di avere offerto sacrifici umani al Diavolo, di avergli dedicato ballate coi corpi spalmati d'unguenti, e anche di avere invocato demoni che, in cambio dell'anima, offrivano cinture o pelli di lupo.
La caccia al mostro non migliorò certo con la comparsa della rabbia. Migliaia di uomini furono bruciati vivi mentre invece avevano bisogno di cure (anche se a quel tempo non era ancora stato scoperto il vaccino anti rabbia, ne tantomeno era stata scoperta la rabbia). A pari passo si stava svolgendo l'eliminazione sistematica di tutti i lupi in Europa. La rabbia si diffuse principalmente tra lupi, volpi, e cani.
Il licantropo fu visto sempre di più come una creatura mandata dal maligno, e perciò da scovare e uccidere. Molte persone con problemi mentali o malattie furono bruciate vive. Pochissimi i casi di grazia. Uno in particolare riguardò Jean Grenier, il quale aveva una malformazione alla mandibola inferiore, la quale sporgeva in modo marcabile. Di carattere violento e affetto da disturbi mentali, questo ragazzo di quindici anni venne condannato a servire in un monastero in seguito alla denuncia di Marguerite Poirer, una ragazzina che era stata attaccata da lui e che si era difesa colpendolo alla schiena e al fianco con un bastone. Disse che Jean Grenier continuava ad urlare di essere un lupo mannaro, e che l'avrebbe uccisa per mangiarle la carne delle braccia e delle gambe.

Ci furono altri casi di assassini (oggi diremmo serial killer) che dissero di avere stretto un patto con Satana per ricevere in cambio una cintura di pelle di lupo che permetteva loro di mutare forma. Il caso più eclatante è quello di Peter Stumpft, che all'età di dodici anni cominciò a frequentare i sabba (nella mitologia germanica, convegno di streghe e demoni che si svolgeva nella notte del sabato), e infine si unì con un patto a Satana. In cambio di una cintura di pelle di lupo, Peter, vendette la sua anima. Da quel momento, e per la durata di venticinque anni, cominciò ad uccidere persone ed animali sotto forma di lupo mannaro. Uccise due donne incinte, e dopo averne asportato il feto dal ventre ne mangiò il cuore. Uccise molti bambini, e ne mangiò le carni. In tutto fece sedici vittime, più il suo stesso figlio, a cui mangiò il cervello. Si macchiò anche di incesto, violentando figlia e sorella. Fu catturato dai gendarmi, e dopo varie torture, confessò, denunciando anche come suoi complici la figlia da lui sedotta, e una sua amante. Il suo corpo venne fatto a pezzi con delle lame roventi, i suoi arti spezzati con una mazza, e infine fu decapitato. La sua testa fu innalzata su un palo, e vicino a lui furono sistemate sedici figurine, rappresentanti le sue vittime. Necrofago, satanico, incestuoso, adultero; Peter Stumpft è l'incarnazione di tutti i mali possibili, e attribuibili a un lupo mannaro.
I tratti del lupo mannaro nel medioevo furono scritti da Jaques Collin de Plancy nel suo Dictionnaire Infernal.

Nel 1692 a Jürgensburg si celebrò un processo contro un presunto lupo mannaro: Tal Thiess. La particolarità di quest'accusa rispetto a tutte le altre, tipiche di quei tempi, fu che il condannato , oramai più che ottantenne si dichiarò lui stesso wehrwolff (lupo mannaro) non negava il suo sangue di lupo, né lo disprezzava, raccontò davanti i giudici di aver subito la rottura del naso da parte di tal Skeista, contadino di Lemburg e presunto stregone; quest'ultimo insieme ad altri stregoni aveva rubato e portato all'inferno tutti i germogli del grano. Thiess, accompagnato da altri licantropi, scese all'inferno per lottare contro Skeista; proprio in quell'occasione quest'ultimo ruppe il naso del lupo con un manico di scopa avvolto in code di cavallo. Tuttavia non si trattava di un fatto occasionale, infatti tre volte all'anno (nelle notti precedenti santa Lucia, Pentecoste e san Giovanni), i lupi si recavano all'inferno (luogo secondo Thiess posto “alla fine del mare”) e qui lottavano, armati di lunghe fruste di ferro, col diavolo e con i suoi stregoni per riportare sulla terra dei vivi quello che gli stessi stregoni avevano precedentemente rubato (capi di bestiame, grano o altri frutti della terra). Al contrario se i lupi tardavano a scendere all'inferno rischiavano di trovar le porte sbarrate e non potere recuperare i frutti della terra rubati dagli stregoni; come era accaduto quest'anno, pertanto il vecchio prospettava un'annata molto scarsa, al contrario di quella precedente quando la vittoriosa spedizione dei lupi aveva procurato abbondanti raccolti. I giudici, sconcertati dal racconto, chiesero al vecchio: dove vanno – secondo lui – i lupi mannari dopo morti? Thiess rispose senza esitazioni che vanno in paradiso, mentre gli stregoni vanno all'inferno. Maggiormente sorpresi i giudici domandano ancora al vecchio com'è possibile che i lupi possano entrare nel regno dei cieli se servono il diavolo? Thiess negò perentoriamente che i lupi mannari servono il Diavolo: i lupi sono i “cani di Dio” e come tali inseguono e danno la caccia al diavolo loro nemico naturale, preservando in questo modo i frutti della terra dalla rovina portata dal demonio e dai suoi stregoni. Thiess aggiunse che non soltanto i lupi lituani facevano questo, ma anche quelli della Germania e della Russia. Il 10 ottobre 1692 il vecchio, rifiutato di pentirsi nonostante l'intervento del parroco, è condannato a 10 colpi di frusta per idolatria e superstizione e venne giustiziato.

Un altro caso eclatante fu quello della bestia del Gévaudan. Il fatto di cronaca riguardante il lupo mannaro più terribile. Al tempo si pensava a un licantropo, di cui venne sospettato l'ex sindaco del Gévaudan, che sarebbe stato visto trasformarsi in un lupo che cammina su due zampe.
Tutto cominciò nel 1764, quando venne assalita una bambina nel bosco di Merçoire, presso Lagnogne. Riuscì a sfuggire, e fece una descrizione accurata della belva: "è grosso come un vitello, con il petto ampio, il collo robusto, le orecchie dritte, il muso da levriero, la gola nera con due denti laterali lunghi e affilati, la coda sfrangiata e una striscia bianca che va dalla sommità della testa all'estremità della coda stessa. Si muove a balzi lunghissimi."
Da allora la regione del Gévaudan fu assalita da continui attacchi. Le poche persone che riuscivano a sfuggirle, tra cui una bambina di nome Jean Denis, impazzirono per lo shock. Altre, come una donna di quarantacinque anni, furono pure sfigurate.
L'otto ottobre dello stesso anno, due cacciatori spararono quattro colpi durante una battuta di caccia, ma il mostro riuscì a sfuggire. È palese il riscontro con la rabbia. Infatti, questa malattia, rende insensibili al dolore.
Senza sosta, gli diedero la caccia prima un reggimento di Dragoni a cavallo, poi il più celebre cacciatore di lupi della zona. Sterminarono centinaia e centinaia di lupi, ma la furia della belva non si placò.
Venne accusato di licantropia un certo Antoine Chastel, il quale venne incarcerato assieme alla sua famiglia. Il 21 giugno del 1765, venne ucciso un ragazzo di 14 anni, e nello stesso giorno venne sbranata una donna di 45, e una bambina di cui non si trovò più traccia. Chastel venne liberato.
Il problema arrivò all'orecchio di Luigi xv, il quale incaricò il suo archibugiere di corte, Antoine de Beauterne, di uccidere la bestia. Antoine tornò alla corte col cadavere impagliato di un lupo enorme: misurava quasi due metri, ed era eccezionalmente massiccio. Ma le aggressioni si susseguirono senza sosta, e il Re, per nascondere lo smacco, ordinò che le notizie al riguardo fossero censurate.
Non si conosce il numero esatto delle vittime della bestia, ma gli storici sono sicuri che il numero si aggiri attorno al centinaio. Cento persone sbranate da una belva.
Non si sa che fine abbia fatto la bestia, se sia morta in una delle battute di caccia, o sia morta di rabbia; ma si narra una leggenda, secondo la quale il 19 giugno del 1767, partecipò a una battuta di caccia Jean Chastel, padre dell'uomo accusato di licantropia. Chastel preparò in precedenza una pallottola d'argento, ottenuta fondendo un crocefisso con raffigurata la Vergine, e poi fatta benedire. Poi si sedette sui gradini della chiesa, aprì un libro di preghiere, e attese. La bestia arrivò incalzata dai cani. Chastel, continuando a leggere, alzò la canna del fucile, e fece fuoco.
"Ora non ucciderai più!" avrebbe urlato Chastel. Si dice che nel luogo dove la bestia cadde, non cresca più l'erba.

Nelle credenze popolari e mitiche si ritrova in queste figure l'ambivalenza sempre presente nelle rappresentazioni mostruose. La commistione tra uomo e lupo a volte ha una connotazione positiva: l'uomo con la forza, l'agilità, l'abilità nella caccia e l'astuzia del lupo. Ci sono innumerevoli popolazioni che si vantavano di discendere dai lupi, in Italia i Lucani, per esempio (in greco lykes è il lupo, da cui licantropo). Altre volte prevalgono i significati negativi e terrorifici: la bestialità, la ferocia, l'aspetto orripilante. In molte regioni, tra cui l'Italia, il lupo è un animale simbolico con una forte valenza negativa probabilmente di origine contadina. Il lupo è uno spettro utilizzato per spaventare i bambini, si ritrova nelle fiabe come animale nemico e cattivo (da Cappuccetto Rosso a Pierino e il lupo), viene cacciato spietatamente sino a determinarne la quasi totale estinzione.

La letteratura e il cinema, ci hanno spesso trasmesso un'immagine completamente sbagliata del licantropo. Innanzitutto non si diventa licantropo sopravvivendo al morso di uno di essi. Esistono tre categorie: il volere diventare un lupo mannaro, l'essere vittima di una maledizione, e infine diventare licantropi per sbaglio.
Si è lupi mannari dalla nascita quando si nasce sotto festività molto importanti come il Natale, o perché maledetti da una maledizione che viene passata di generazione in generazione. Esistono diverse credenze secondo cui, per salvare un bambino nato il giorno di Natale, bisogna fargli mangiare scarafaggi fritti nell'olio di ricino, oppure incidere con un ferro rovente la pianta del piede sinistro tutti i natali, per tre anni. Si poteva essere liberati dalla maledizione ricorrendo a vari riti.
Il soggetto doveva essere nudo, al centro di una stanza. Dodici fanciulle vergini devono danzargli attorno, e trafiggerlo con bacchette di biancospino. Quando il soggetto è completamente coperto di sangue e ferite, bisogna buttargli addosso aceto. Se sopravvive (sfido chiunque a sopravvivere), il soggetto è liberato dalla maledizione.
Un altro metodo per liberare un maledetto, è molto più ritualistico e difficile. Il rituale, deve essere eseguito in una foresta di abeti, in una notte di plenilunio. La cerimonia dovrà avere luogo a mezzanotte in punto, e la luna non deve essere coperta di nubi, il cielo deve essere sereno, senza nuvole. La persona che dovrà esorcizzare il licantropo, dovrà trovarsi sola, e dovrà, a mezzanotte, incidere la pelle del licantropo vicino al cuore, con un coltello d'argento. Il disegno che ne viene fuori, dovrà essere una stella a cinque punte. Poi dovrà ripetere una preghiera.
È meglio che il licantropo sia svenuto o addormentato, oppure si trasformerebbe subito. Un modo consigliato per tenere a bada il licantropo, è tracciargli attorno un pentagramma, sulle cui punte vi siano disegnati i cinque simboli cabalistici. Prima di procede con il rito, bisogna uccidere il licantropo o la persona che ha lanciato la maledizione al soggetto. se così non fosse, il soggetto tornerà a trasformarsi entro breve tempo. I soggetti che provengono da ceppi di famiglie di lupi mannari, non possono essere liberati.
Per evitare di essere raggiunti da un lupo mannaro, ci sono vari metodi e credenze. Nascondersi in un campo di segale è una buona cosa; infatti i lupi mannari vengono allontanati dalla segale. Un licantropo non può uscire da un pentagono tracciato attorno a lui. Per immobilizzarlo, è necessario buttargli addosso dell'aconito, così rimarrà in trance. Anche colpirlo con verghe di biancospino può servire, dal momento che, si dice, siano allergici a tale pianta.
Per uccidere un lupo mannaro, bisogna sempre e comunque utilizzare armi in argento. Se si vuole uccidere un licantropo con una pallottola d'argento, è necessario che prima essa venga benedetta con una cerimonia. L'argento che si è usato per fondere la pallottola, deve essere stato ottenuto da un crocefisso o dall'immagine della Madonna. Il colpo dovrà essere diretto al cuore o alla testa.
Un altro metodo per uccidere i licantropi, è quello di tagliarli la testa con una lama in argento, e poi bruciare il corpo. Le ceneri devono essere sparpagliate, per evitare che risorga sotto altre forme.

Se invece che farvi uccidere o essere liberati, volete diventare lupi mannari, i metodi sono molti.
Si racconta che dormire a volto scoperto sotto la luna piena il giorno di venerdì, possa far diventare licantropi. Lo stesso vale per chi beve dalle orme di un licantropo (acqua licantropica).
Essere morsi o feriti e poi trasformarsi, è un'invenzione, probabilmente derivante dal fatto che sono i vampiri a trasmettere la maledizione attraverso il morso.
Ci sono vari riti per diventare licantropi, eccone due esempi:
L'uomo, con propositi malvagi, deve tracciare due cerchi concentrici sul terreno. Il tutto in una notte di plenilunio. Dopo avere fatto il secondo cerchio, si prepari una catasta di legna da ardere, formata di rami di pino o larice e di pioppo nero. Poi appende un paiolo di ferro al tripode. Poi fa cadere in esso quattro o cinque dei seguenti ingredienti: oppio, semi di papavero, aloe, giusquiamo, cicuta, prezzemolo, solanina, assafetida (che è una resina gommosa). Dopo avere rimestato il tutto, accende il fuoco, e lascia cuocere il tutto lentamente. Quando le fiamme sono alte, l'uomo recita ad alta voce: "Eletto di tutta la moltitudine infernale, ti prego di mandare qui la grande forma grigia che fa rabbrividire gli uomini. Vieni! Vieni! Vieni!"
Poi si toglie gli abiti, e si cinge i fianchi con una pelle di lupo. Si cosparge il corpo di un unguento formato da: canfora, aconito, semi di anice, oppio, foglie di pioppo, sangue di pipistrello e nerofumo, mescolati con grasso fuso di gatto. Poi si devono respirare i fumi.
L'uomo cade in ginocchio, e recita la seguente preghiera: "Io chiedo, prego, imploro te, impareggiabile Spettro delle Tenebre, che tu faccia di me un lupo mannaro…un lupo mannaro!" poi, dopo un attimo di silenzio, riprende: " Fa di me un uomo che divora. Fa di me una donna che divora. Fa di me un bambino che divora. Fa di me un lupo mannaro!"
Finito il rituale, il soggetto dovrà fare uno scongiuro affinché non venga ucciso o ferito: " Fondi la pallottola, spunta il coltello, fa marcire il randello, accendi la paura nell'uomo, nella bestia e nel rettile, così che non possano afferrare il lupo grigio né strapparlo dal suo caldo nascondiglio. La mia parola è ferma, più ferma del sonno, più ferma della forza degli eroi."
Il secondo metodo è cospargersi il corpo con un unguento formato da varie porzioni di cicuta, giusquiamo, zafferano, semi di papavero, aloe, oppio, assafetida, solano e prezzemolo. Parte è cosparsa sul corpo, parte va fatta bollire in una pentola. Nel mentre di devono recitare varie invocazioni al Diavolo.

Per quanto riguarda il mito, il periodo che vide la nascita delle più numerose dicerie e leggende sul lupo mannaro fu quello a cavallo tra quattrocento e seicento, momento in cui l’Europa, soprattutto Francia e Germania, fu soggetta a vere e proprie epidemie di licantropismo. Nel 1608 il demonologo Bodin arrivò a contestare perfino l’esistenza dei veri lupi. Si tracciò così un’eziologia (branca della medicina che studia le cause delle malattie), una terapia e una profilassi (insieme delle regole da seguire e dei mezzi da usare per prevenire una malattia infettiva) dell’infezione licantropica. Nonostante numerose cause siano sospette di operare l’orrenda mutazione, come una maledizione divina, dormire sotto la luna piena, nascere la notte di Natale, bere l’acqua che si raccoglie nelle orme lasciate da un lupo mannaro, quella di gran lunga più importante è di natura diabolica: è il Diavolo infatti che concede questo dubbio privilegio ai suoi seguaci più meritevoli. L’idea che l’infezione possa essere trasmessa dal morso di un altro lupo mannaro è invece soltanto di origine cinematografica: nelle narrazioni tradizionali non ve n’è traccia. Guarire dalla maledizione non è impossibile, ma certo è piuttosto difficile. I contadini francesi ricorrevano allo scorticamento, altri consigliavano di far flagellare il lupo in forma umana da vergini armate di verghe di frassino, fino a coprirlo di sangue, poi gli si gettava addosso zolfo, olio di ricino, aceto e pece bollente. I sopravvissuti guarivano! La sensibilità all’argento è una tradizione più letteraria che effettiva. I sistemi preventivi sono molteplici. Per difendere la propria casa occorre coltivarle intorno avena, cingerla di una palizzata di frassino e appendere vischio alla porta e alle finestre. Di fronte ad un contatto ravvicinato invece basta rifugiarsi in cima ad una scala, gettargli addosso un mantello, o accecarlo con una forte luce, mentre colpirlo in fronte con un forcone può costringerlo a riprendere l’aspetto umano.

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