Scoperta 1 proteina ke protegge dall'HIV

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00mercoledì 7 febbraio 2007 23:28
Si chiama IL-7, come funziona l'hanno scoperto i ricercatori
italiani del S. Raffaele di Milano nel laboratorio di Anthony Fauci

Lusso: "Aumenta la sopravvivenza delle cellule CD4 e CD8"
di ALESSIA MANFREDI

"Ecco come una molecola naturale
protegge dall'assalto dell'Aids"






ROMA - Una molecola naturale è in grado di proteggere le cellule immunitarie bersaglio dell'Aids, prevenendone la morte. E proprio da questa molecola, battezzata dagli scienziati interleuchina 7 (IL-7), arriva la speranza di una nuova terapia - a sostegno di quella farmacologica - per consentire alle difese naturali di combattere l'Hiv. Il virus, infatti, attacca l'organismo nascondendosi nelle cellule del sistema immunitario, che muoiono in grandi quantità quando vengono attaccate dalla malattia. Ma impedendo - proprio grazie a questa molecola - la morte cellulare, il sistema di difesa dell'organismo si rafforza.

A scoprire come agisce IL-7 è stato un gruppo di ricercatori guidato dall'italiano Paolo Lusso, direttore del laboratorio di Virologia del San Raffaele di Milano. La ricerca, condotta insieme a un'altra italiana, la dottoressa Lia Vassena, è stata realizzata nel laboratorio di Anthony Fauci, all'istituto statunitense per le allergie e malattie infettive (NIAID) del NIH di Bethesda, e lo studio è stato pubblicato sulla rivista dell'Academy of Sciences statunitense.

"Già da tempo l'attenzione è concentrata su questa molecola", spiega dagli Stati Uniti a Repubblica.it il professor Lusso, "perché potrebbe essere di beneficio per i pazienti con l'Aids. E' una citochina: una sorta di messaggero che scambia informazioni fra le varie cellule per gestire le difese immunitarie dell'organismo".

Qual è la novità del vostro studio?
"Siamo riusciti a scoprire come agisce IL-7, impedendo alle cellule di suicidarsi. Il virus Hiv colpisce il sistema immunitario, uccidendo cellule molto importanti, i linfociti CD4. In 25 anni di ricerche ancora non sappiamo con precisione come l'Hiv li uccida. Ma sicuramente il meccanismo principale è l'apoptosi, la morte programmata delle cellule. Quello che in condizioni normali è un meccanismo buono, che permette alle cellule invecchiate o malate di morire e di essere sostituite da cellule nuove, con l'Aids diventa patologico, abnorme. E porta alla morte di tantissime cellule, comprese quelle che sono davvero malate".

IL-7 riesce a bloccare questo suicidio collettivo?
"Sì. l'Interleuchina -7 blocca l'apoptosi nei pazienti affetti da Hiv, impedendo che vengano distrutte le cellule sane, che non devono morire".

Questo può far sperare in una nuova cura contro la malattia?
"Nell'esperimento si è visto che l'Interluchina 7 aumenta la sopravvivenza delle cellule immunitarie CD4 e CD8. La risposta è diversa da caso a caso, ma la molecola riesce sempre a rafforzare le difese naturali contro l'Aids. Potrà diventare una terapia di supporto, da usare a fianco dei farmaci, per aumentare le difese naturali che a loro volta potranno ridurre la quantità di virus nell'organismo".

Con quali tempi?
"La prima sperimentazione per accertare che non fosse tossica è già stata fatta, sono stati fatti anche studi sugli animali. Nel giro di un paio d'anni potremo avere il quadro completo per decidere se farla diventare una terapia di routine".

Come vive oggi una persona affetta da Hiv?
"Negli ultimi anni, i progressi sui farmaci sono stati straordinari. Oggi si vive molto più a lungo e chi ha l'Hiv può tenerlo sotto controllo per moltissimo tempo con la terapia farmacologica. Se prima avevamo solo una classe di farmaci per combattere la malattia, dal '95 con gli inibitori della proteasi - il famoso 'cocktail' - si è riusciti ad attaccare il virus da più punti, avendo più armi per combatterlo e riducendo il problema delle resistenze. Questo ha fatto la vera differenza. E se il paziente riesce ad assumere i farmaci in modo regolare, il virus è totalmente sotto controllo".

Però di Aids non si guarisce.
"No. Al mondo, non c'è stato alcun caso di paziente guarito, cioè, in cui il virus sia scomparso. E se si sospendono i farmaci, nel giro di qualche settimana il virus torna a crescere come prima".

Alla lunga, i farmaci possono avere effetti negativi?
"Non tutti riescono a prendere i farmaci regolarmente perché possono diventare tossici. Ad esempio, gli inibitori della proteasi alterano il metabolismo dei grassi, col rischio di complicazioni vascolari. Magari un paziente ha perfettamente sotto controllo il virus e poi improvvisamente muore di infarto".

C'è un modo per eliminare questi rischi?
"Intanto, ci sono diversi farmaci tra cui scegliere e si usano sempre i meno tossici. Ma ci vuole uno sforzo ulteriore per produrne dei nuovi, sempre più efficaci che attacchino il virus da più punti".

Quali sono le linee di ricerca più promettenti oggi per lo sviluppo di nuove terapie?
"Ci sono due strade che fanno ben sperare: una è quella degli inibitori dell'integrasi, un enzima che permette al virus di integrarsi nel genoma. Bloccandone l'integrazione nelle cellule, c'è la speranza di fermarlo. L'altra via è quella delle chemiochine, delle sostanze naturali che bloccano la porta di ingresso al virus nell'organismo. Proprio su questa linea stiamo lavorando a Milano".

Quanto siamo ancora lontani un vaccino contro l'Aids? Ci arriveremo mai?
"Io sono ottimista e credo che prima o poi ci arriveremo. Ma è una delle sfide più grandi per la scienza, perché questo è un virus estremamente mutevole, che fa 'impazzire' il sistema immunitario. Per essere davvero efficace contro l'Aids ci vuole un vaccino 'protettivo' al 100%, una performance difficilissima da ottenere, che per gli altri vaccini più tradizionali non si richiede. In linea di principio, però, è possibile, anche se molto difficile".

In quale direzione si muove la ricerca?
"Si stanno cercando vie nuove. Recentemente, ad esempio, il mio gruppo ha iniziato ad esplorare approcci innovativi, per sviluppare un vaccino protettivo anti Hiv in grado di indurre anticorpi ad ampio spettro d'azione. Il virus è molto subdolo, e si tratta di trovare il modo per evitare che il sistema immunitario sia confuso da questa sua estrema variabilità. Quello che stiamo facendo è una specie di 'taglia e cuci' certosino per 'eliminare' in modo intelligente gli elementi variabili che distraggono il sistema immunitario, facendolo concentrare invece su quelli comuni, su cui può agire".

(5 febbraio 2007)
Rep
Sarah
00giovedì 8 febbraio 2007 18:32
é una bella notizia ..ma alle volte mi domando se davvero non sia stato possibile fino ad ora trovare una cura definitiva ...o se entrino in gioco anche qui gli interessi delle grosse industrie farmaceutiche..mi riesce davvero difficile credere che in 25 anni non si sia trovata la strada giusta per un vaccino...ma io non ne capisco niente di queste cose..può darsi che la mia domanda sia mossa solo da tanta tristezza ..dal dolore creato dall'impotenza di fronte a questo virus...conosco una persona affetta da più di 15 anni da questo male...le medicine e la malattia insieme le stanno distruggendo il cervello... [SM=x39943]
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