Violentatore pedofilo si suicida in carcere.

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(SimonLeBon)
00domenica 14 dicembre 2008 18:36
2008-12-14 18:19
VIOLENTO' E BRUCIO' VIVA BIMBA, SI UCCIDE IN CARCERE LECCE
LECCE - Si è suicidato la notte scorsa nel carcere di Lecce Vincenzo Coratella, di 27 anni, uno degli autori dell'omicidio di Graziella Mansi, la bimba di otto anni violentata e bruciata viva il 19 agosto 2000 in un bosco nei pressi di Castel del Monte, località alla periferia di Andria (Bari). Coratella stava scontando la condanna definitiva all'ergastolo.

Secondo le prime notizie, il giovane si è impiccato in cella utilizzando la cintura di un accappatoio che aveva legato ad una branda. A scoprire il corpo senza vita di Coratella sarebbe stato stamani un agente di polizia penitenziaria. Per l'omicidio di Graziella Mansi sono state condannate con sentenza definitiva cinque persone. A Pasquale Tortora, di 28 anni, giudicato con rito abbreviato, sono stati inflitti 30 anni di carcere.

Quattro gli ergastoli, inflitti a Giuseppe Di Bari e Vincenzo Coratella, entrambi di 27 anni, Domenico Margiotta, di 25, e Michele Zagaria, di 29 anni. Secondo quanto accertato nel processo, fu Tortora ad adescare la bimba, portandola in un bosco col pretesto di farle vedere una cucciolata e poi consegnandola ai suoi complici, dei quali, una volta arrestato, rivelò i nomi agli investigatori.

Gli investigatori stanno accertando le cause all'origine del suicidio e per il momento non formulano alcuna ipotesi. Coratella si sarebbe tolto la vita nel corso della notte; dell'accaduto si sono accorti stamane gli agenti di polizia penitenziaria. La vicenda legata all'omicidio della piccola Graziella Mansi, nell'agosto di otto anni fa, fece molto scalpore per l'efferatezza con cui si svolse.

Secondo quanto fu accertato, la piccola, che aveva otto anni, fu sequestrata ai piedi di Castel Del Monte mentre riempiva un secchio d'acqua a una fontanella pubblica. Ad adescarla - fu accertato - fu Tortora che la condusse in un bosco li' vicino con la scusa di farle vedere una cucciolata. Qui Graziella fu presa in consegna dagli altri imputati che prima tentarono di violentarla poi la bruciarono viva dopo averla distesa su un tappeto di foglie secche. Al processo, che si concluse nel novembre del 2004 con il pronunciamento della Corte di Cassazione, si costituirono parte civile i famigliari della bambina e il Comune di Andria, dove la piccola Graziella viveva.
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